Uscire dalla crisi definitivamente combattendo il suicidio sociale – Roberto Roggero

admin • feb 11, 2014

Come l’economia ha una radice sociale che si chiama consumatore, così la crisi economica che stiamo vivendo ha una radice sociale che si chiama “mancanza di società a misura d’uomo”. I recenti dati dell’ISTAT ci dicono

  1. Che il costo della vita per un sigle è 1,60 volte superiore a quello di una famiglia
  2. Che il numero dei single si sta alzando molto rapidamente

Il dato sul costo della vita (1) ci conferma che è l’errore nella costruzione della società (2) che produce e peggiora la crisi economica generando in continuazione costi sociali sempre maggiori. Questi a loro volta si riflettono (attraverso le tasse necessarie al maggior fabbisogno sociale) sui costi di produzione, sulla competitività dei prodotti, sull’export la cui mancanza innesca gli attuali processi di riduzione del lavoro. Per rendersi conto delle dimensioni del problema diciamo che il suo range ha una dimensione per l’Italia di 500 miliardi di euro. Se pensiamo che manovra dell’IMU che ha destato tanto scalpore riguardava 4/8 miliardi, oppure che il deficit annuale dello stato è di 100 miliardi di € riusciamo ad avere un ordine di grandezza del problema. La crisi si risolve definitivamente ( anche se non immediatamente purtroppo ) riorganizzando tutte le strutture sociali in funzione della vita e della famiglia che la trasmette, trasmissione della vita in senso fisico ma sopratutto in senso sociale. Questa riorganizzazione sociale si riflette in modo benefico sul funzionamento delle strutture economiche che la realizzano ed è l’unica strada per AUMENTARE LA RICCHEZZA rispettando nel contempo l’ambiente e l’uomo. Certo non si può costringere le persone a sposarsi per legge perché il problema è prima di tutto un problema culturale, non certo umano perché la famiglia c’è stata da sempre. In questo ambito l’ intervento dell’ONU di critica alle politiche pro-famiglia del Vaticano risulta un autogol clamoroso . L’intervento dell’ONU sulle politiche familiari e sui diritti del bambino sposta però da ambito nazionale ad internazionale la modalità di intervento necessaria a ristabilire la situazione. A questo punto l’unica strada aperta è la costituzione di una ASSOCIAZIONE MONDIALE pro FAMIGLIE, laica di carattere politico, in grado di influire sulla cultura internazionale. Il cambio di obbiettivi nella costruzione della struttura sociale che potrebbe seguire porta automaticamente all’uscita dalla crisi attuale, ma non sarà un percorso senza difficoltà. Qui di seguito qualche indicazione che non ha certo la pretesa di essere esaustiva.

Il suicidio sociale attraverso la cultura

La masturbazione che l’OMS propone come programma scolastico per i bambini di 4 anni i e l’ONU raccomanda come salute riproduttiva 1 e la progressiva incapacità sociale di costruire una famiglia 2 non nascono da soli hanno un padre e una madre. La madre che li genera in continuazione è la cultura materialista che vede esclusivamente l’individuo biologico e lo fa persona autonoma e sovrana anche nel caso di un bambino da educare. Educare a che? Poiché autonomo e sovrano l’individuo è da educare alla realizzazione di se stesso come realizzatore dell’individuo biologico. La cultura della autonomia e sovranità dell’individuo inteso in senso materiale si estende anche al suo essere individuo capace di emozioni rendendo ingiustificabile qualsiasi comportamento che non sia emozionalmente produttivo.

La centralità della dimensione ”individuo biologico” sostituisce quella di “individuo parte dell’umanità” che scompare progressivamente. Il cambiamento del principio costruttivo distrugge in un attimo la comunità familiare stabile, perché secondo questa cultura il matrimonio si può fare, ma solo fintantoché produce emozioni favorevoli all’individuo.

La madre è quindi la culture e il padre del suicidio sociale è il “governo di turno” che si adegua e produce leggi o raccomandazioni che la realizzano. Peccato che l’incapacità di costruire una famiglia stabile bloc c hi la trasmissione della vita , intesa non solo in senso biologico, ma sopratutto in senso sociale con tutte le conseguenze economiche e ambientali che ne derivano. Quali?

Il ruolo dell’ONU nel suicidio sociale

Occorre combattere la discriminazione, occorre regolare l’aumento della popolazione della terra, occorre aumentare la salute, occorre mantenere viva l’economia: e allora forza con la masturbazione precocissima, l’uso di profilattici e aborto in sostituzione della responsabilità 3 , la contrapposizione tra diritti del maschio e diritti della femmina 4 , la famiglia gay 5 e la distruzione della famiglia. In queste conclusioni c’è qualcosa che non va perché a nessuno sembra siano in relazione causa effetto con le premesse.

Le quattro preoccupazioni iniziali sono quelle che spingono l’ONU a queste posizioni estreme e sono le nostre stesse preoccupazioni ma la soluzione non è certo quella. L’errore antropologico ( persona biologica autonoma e sovrana 6 ) arriva perfino a proporre al Vaticano di modificare il programma delle scuole cattoliche 7 perché evidenziare la medesima dignità nella diversità dei sessi è un errore! La distinzione tra i sessi è legge naturale: non si può cambiare. L’ONU non deve cambiare le leggi ma garantire la loro applicazione! È come voler cambiare il codice della strada perché qualcuno passa con il rosso! Il codice è giusto e il fatto che io la metà delle volte mi debba fermare perché trovo il rosso non mi limita nella mia dignità anzi l’accresce perché si aggiunge al mio desiderio biologico (passare) il suo valore sociale!(rinuncio a passare) Quando c’è rosso mi fermo e quando c’è verde proseguo. Questa pari dignità nella diversità è una ricchezza sociale che non toglie la dignità a chi si ferma!

Voler eliminare maschio e femmina dal vocabolario è una follia reale. Aggiungo una nota di colore. Io mi stupisco sempre quando la gente si preoccupa delle parole e non del reale. Se io ora scrivessi “ONU vaffanculo” tutti si preoccuperebbero della parola “vaffanculo” mi darebbero del violento lasciando in second’ordine i programmi scolastici di avvio alla masturbazione precoce: ma dove sta la vera violenza? Quando ci comportiamo così siamo proprio sepolcri imbiancati perché ci preoccupiamo delle parole che descrivono e non del contenuto reale delle azioni. Chiusa la parentesi.

Come si risolvono i problemi dell’ONU discriminazione, popolazione, salute, economia?

Aumentare la ricchezza puntando sulla società e la sua organizzazione

Il problema che ci ha regalato l’avvento della rivoluzione industriale e la conseguente urbanizzazione è il modo con cui viene scambiata la ricchezza reale: attraverso il denaro. Non coltiviamo più il nostro orto, né abbiamo polli da scambiare con il vicino, solo il possesso di denaro determina a nostra sopravvivenza. Tanto più grande è la città, tanto più sopravvivenza e possesso di denaro coincidono.

Di quanto denaro abbiamo bisogno per sopravvivere? L’efficienza della società e della sua organizzazione dipende in primo luogo da questo.

Dati ufficiali sulla ricchezza reale

Il bisogno di denaro non è univoco nemmeno in Italia e certamente è in relazione all’organizzazione sociale. Il che è vero anche in Italia, paese in cui l’industrializzazione è ormai secolare. Il dato prodotto da ISTAT in questi giorni e ripreso da numerose TV e giornali è la differenza tra costo della vita di un single e di una famiglia. Essere single costa 1,60 volte di più che essere famiglia: la differenza di organizzazione sociale, a parità di ricchezza reale, provoca una differenza nel bisogno di denaro. La modalità di vita SOCIALE più economica per l’uomo è la famiglia .

Il dato è stato ripreso dalle agenzie ma non capito totalmente nelle sue NUMEROSISSIME implicazioni. Vediamone alcune.

Primo obbiettivo, aumentare la ricchezza reale, il paradosso della disoccupazione

Il primo rapidissimo collegamento è con lo spreco la cui eliminazione in economia di chiama “Qualità Totale” ed in politica “Spending Review” ed entrambi sono pregi.

Spreco è “non ricchezza” per definizione è ciò che non si trasforma in ricchezza.

Lo sviluppo della nostra società va verso lo spreco? Il dato ci dice che andando verso la “persona biologica autonoma e sovrana alla maniera ONU” andiamo verso una società che per esistere aumenta il suo costo. Possiamo permettercelo? In realtà la nostra società può andare solo in direzione opposta ossia verso la sobrietà: uguale ricchezza finale usufruita da tutti i singoli di fronte ad una minore energia per produrla.

La comunità familiare non è l’unico modo di essere comunità. Per restare nel contendere ONU-Santa Sede, esistono per esempio religiosi e religiose, ma certamente la comunità familiare è l’unica che ha nella propria natura intima la “trasmissione della vita biologica e no”.

Possiamo concludere con questa legge che l’ISTAT si è incaricata di dimostrare: la ricchezza reale di individui e società aumenta all’aumentare d i comunità familiari stabili .

Il secondo rapido collegamento è con la produttività economica . Il denaro che circola in Italia ha lo scopo di far sopravvivere gli italiani. Ne deriva che la tendenza alla costituzione di “coppie di fatto instabili” produce un costo sociale che poi si riversa sulla società come insieme di strutture necessarie alla sopravvivenza ( più scuole materne, case di riposo, appartamenti, maggiore necessità per tutti di avere un lavoro, maggiore fabbisogno in denaro per vivere, …). Le strutture in più possono vivere solo attraverso denaro che lo stato deve rastrellare: il maggior costo sociale aumenta le tasse, gli stipendi necessari alle persone… aumentando così il costo del lavoro. L’aumento del costo del lavoro diminuisce la competitività. La conseguenza finale è che il la pompa che usiamo per importare denaro in Italia ( l’esportazione) rallenta sempre di più.

Le conclusioni sono ovvie anche per un bambino purché abbia presente il dato dell’ISTAT: se vuoi mettere in efficienza la nostra economia oberata dalle tasse comincia a pensare come rendere efficiente la comunità familiare: tanto più essa è famiglia tanto più i costi sociali diminuiscono SENZA CHE LA RICCHEZZA REALE usufruita dall’individuo DIMINUISCA.

Possiamo concludere con questa seconda legge : in uno stato civile che non intende abbandonare i suoi cittadini alla fame, l’economia è tanto più produttiva quanto più la comunità famil i are è presente vitalmente operante e stabile.

Comincia ad essere evidente a questo punto l’AUTOGOL della politica ONU.

Il terzo collegamento con la disoccupazione rende ancora più sconcertanti le indicazioni ONU alla Santa Sede. In Italia siamo dentro un apparente paradosso: la ricchezza cala nonostante l’aumento dei lavoratori disponibili destinati a produrla (disoccupati). Il fenomeno sarebbe incomprensibile se non sapessimo da sempre che in una economia industriale la ricchezza reale viene generata dalle strutture di trasformazione e non dalle persone disponibili che da sole non hanno gli strumenti per produrla. Ricchezza prodotta, strutture produttive e persona sono perciò correlate in un rapporto che tende alla diminuzione del personale impiegato all’aumento dell’autonomazione industriale. Lo sviluppo industriale fatalmente riduce il fabbisogno i personale, liberandolo dall’incombenza della produzione DI DENARO ma rendendolo nel contempo disponibile alla fabbricazione di ricchezza che non richiede denaro.

Ricchezza significa avere disponibilità di qualcosa oltre le proprie necessità, ma questo qualcosa è ricchezza e non spreco quando è disponibile allo SCAMBIO SENZA dover passare dal DENARO. Il dato ISTAT, ma ancor più la vita vissuta ci dicono che la famiglia come comunità stabile che vive per trasmettere la vita in senso sociale e biologico è il luogo dove primario dove avviene questo scambio produttivo senza denaro .

Questo dato ISTAT dimostra la terza legge: l’occupazione/ struttura industriale è tanto meno necessaria quanto più è presente lo scambio produttivo senza denaro.

Il dato ISTAT dimostra anche la quarta: la distribuzione della ricchezza è tanto migliore quanto più è diretta ossia affidata alla comunità familiare che la deve spendere ( famiglia sana è sottinteso) che di per sé è deputata allo sviluppo del singolo, materiale, sociale ed affettivo, che ne può verificare i risultati quotidianamente.

Il risultato di queste evidenze portate dai dati ISTAT è che “domani” si può eliminare la disoccupazione lavorando tutti sei ore ed aumentando lo scambio senza denaro: questo vuol dire che la comunità familiare deve tornare primariamente ad occuparsi della cura di figli e padri, la gestione della comunità …. . Ma certo non è cosa facile perché “oggi” cultura ed ONU stanno viaggiando verso l’abisso, e noi con loro. Ma come abbiamo cambiato da cultura familiare spostandola verso l’esaltazione delle masturbazioni infantili del singolo possiamo cambiare di nuovo riportando la sessualità dalla attuale funzione autocentrica dell’individuo a funzione di trasmissione della vita biologica ma soprattutto sociale ed affettiva. A patto di mutare modello di sviluppo.

Per uscire dalla crisi occorre attivare una organizzazione mondiale delle famiglie, laica, con lo scopo di influire sulla costruzione del mondo in funzione della vita.

I dati ISTAT sulla diffusione della comunità familiare (in grave diminuzione) ci dicono che oggi come società Italiana stiamo veleggiando verso l’abisso, perché la società nasce dalla famiglia e ad essa è legata l’economia. Ci dicono anche che l’uscita dalla crisi è legata al fatto di rimettere al centro della società la famiglia se non altro perché vivere in famiglia costa meno … ma a quale livello va posta la nostra azione? La vicenda ONU indica come sia necessari o spostare a livello politico mondiale la capacità di intervenire.

É un intervento da attuare modificando il dinamismo culturale in modo da ritornare a porre la “famiglia eterosessuale in funzione della trasmissione della vita in tutte le sue espressioni anche comunitarie e sociali” al posto della “persona biologica autonoma e sovrana”.

Questo cambiamento è la condizione per risolvere

  1. il problema dell’ aumento della popolazione da controllare questa volta attraverso la coscienza di cosa sia veramente essere famiglia, del suo ruolo biologico, comunitario, sociale e non attraverso la masturbazione precoce dei singoli, la contraccezione e aborto.
  2. Il problema economico , vivere come famiglia costa almeno 1/3 in meno, e di conseguenza del problema ambientale causato da super produzione e discariche.
  3. Il problema della salute che è un processo legato alla presenza dalla società (ricerca, ospedali,…), società che è sana e sostenibile se è in funzione della comunità familiare.
  4. Il problema della discriminazione perché per definizione la comunità familiare è il luogo della non discriminazione che si realizza attraverso l’aiuto reciproco.

Come operare questo cambiamento non è facile perché si tratta di registrare gli otto feedback che generano il modello sociale . In termini tecnici va rilevata l’attuale contrapposizione tra essenza di primo e di secondo grado, per cui come ente di primo grado siamo pronti a fare una famiglia all’età di 18 anni mentre per quello di secondo grado dobbiamo aspettare di averne 35(?) età a cui è possibile rendersi autonomi. La crisi economica è un problema laico, come lo è la costruzione politica del mondo. La Chiesa può essere perciò il soggetto che suscita ma non il soggetto che conduce direttamente questo cambiamento: lo dobbiamo fare noi laici , e dobbiamo farlo con urgenza anche appoggiando le iniziative già presenti di cui possiamo avere il controllo diretto, lo dobbiamo fare a livello mondiale perché i giochi si fanno a livello mondiale.

Lo strumento è certamente costituire un network mondiale di associazioni laiche , e lo strumento pratico-operativo potrebbe passare anche da internet. La pressione politica può essere fatta anche attraverso iniziative come CitizenGO 8 ma laico. Con un click ci si può opporre direttamente quando appaiono follie come questa.

Diamoci da fare per mettere insieme tutti in un nuovo modello di sviluppo che coordini tutta l’attività mondiale, con pazienza ma senza deflettere.

1 Vedi articolo 56. Il Comitato è seriamente preoccupato per le conseguenze negative del Vaticano Vedi la posizione e le pratiche di accesso degli adolescenti che negano alla contraccezione, nonché a la salute e l’informazione sessuale e riproduttiva. Vedi anche articolo 57

2 Vita da single che passione, anche se costa di più. In dieci anni in Lombardia – spiega un’analisi della Coldiretti regionale su dati Istat – le famiglie costituite da una sola persona sono aumentate del 37%, passando da 969.504 a 1.330.332. Un vero e proprio esercito che rappresenta ormai quasi un terzo del totale delle famiglie. A livello economico – spiega la Coldiretti Lombardia – il costo della vita mensile incide di più sul bilancio di un single rispetto alla media pro capite dei componenti di una famiglia di tre persone: 1.961 euro contro 1.064 euro. In particolare: 335 euro per cibi e bevande contro 185 euro della famiglia. E anche per l’abitazione il single paga il 40% in più: 698 euro al mese contro 281 di media pro capite familiare.

3 Al punto 57 paragrafo (A)

Valutare le gravi conseguenze della sua posizione sul divertimento degli adolescenti del più alto livello possibile di salute e di superare tutte le barriere e tabù circostante sessualità adolescenziale che ostacolano il loro accesso alle informazioni salute sessuale e riproduttiva, anche per quanto riguarda la pianificazione e contraccettivi familiare, i pericoli dei primi gravidanza, la prevenzione dell’HIV / AIDS e la prevenzione e il trattamento delle malattie sessualmente malattie trasmissibili (MST);

4 Al punto 27.

Con riferimento alla sua precedente preoccupazione sulla discriminazione basata sul genere (CRC/C/15/Add.46, par. 8), il Comitato si rammarica che la Santa Sede continua a porre l’accento sulla promozione della complementarità e l’uguaglianza in dignità, due concetti che diversificare da uguaglianza nel diritto e la pratica di cui all’articolo 2 della Convenzione e sono spesso usato per giustificare la legislazione e le politiche discriminatorie. Il Comitato si rammarica inoltre che la Santa Sede non ha fornito informazioni precise sulle misure adottate per promuovere la parità tra ragazze e ragazzi e per eliminare gli stereotipi di genere dalle scuole cattoliche libri di testo come richiesto dal Comitato nel 1995.

5 Ad esempio qui 49.Il Comitato raccomanda alla Santa Sede di garantire che il diritto canonico disposizioni riconoscono la diversità delle impostazioni familiari e non discriminare i bambini in base al tipo di famiglia in cui vivono.

6 Individuo considerato solo come ente di primo grado.

7 Come si vede al paragrafo 28.

Il Comitato invita la Santa Sede ad adottare un approccio basato sui diritti all’indirizzo discriminazioni tra ragazze e ragazzi ed evitare di utilizzare una terminologia che potrebbe sfidare la parità tra ragazzi e ragazze. Il Comitato invita anche la Santa Sede prendere misure attive per eliminare dalle scuole libri di testo cattoliche di genere stereotipi che possono limitare lo sviluppo dei talenti e delle capacità dei ragazzi e ragazze e minare le loro opportunità di istruzione e di vita.

8 http://www.citizengo.org/

i I corsi di masturbazione per bimbi di quattro anni Folle imposizione dell’Europa: insegnare ai piccoli tutto sul sesso (anche gay) http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/1343863/I-corsi-di-masturbazione–per-bimbi-di-quattro-anni.html

 

04/11/2013

I corsi di masturbazione per bimbi di quattro anni

 

D’ora in avanti la masturbazione sarà promossa in tutte le scuole materne ed elementari d’Europa come forma di educazione sessuale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), di comune accordo con l’agenzia governativa tedesca per l’Educazione sanitaria, sta infatti diffondendo presso tutti i ministeri della Salute e dell’Istruzione d’Europa un documento, chiamato «Standard di Educazione Sessuale in Europa», che invita a una maturazione della consapevolezza sessuale già nei primissimi anni di età, attraverso una conoscenza del proprio corpo e un’esplorazione delle relazioni sessuali – sia etero sia omo – infantili. Il testo, redatto da diciannove esperti, è rivolto a «responsabili delle politiche, autorità scolastiche e sanitarie» e rappresenta una sorta di vademecum per guidare i bambini verso una piena crescita sessuale nel periodo compreso tra 0 e 15 anni.

 

Nelle 83 pagine del documento vengono definite le varie fasce d’età e, per ciascuna, stabiliti gli obiettivi da raggiungere e i relativi compiti dell’insegnante.

 

Ai bimbi dagli 0 ai 4 anni, si legge, «gli educatori dovranno trasmettere informazioni su masturbazione infantile precoce e scoperta del corpo e dei genitali, mettendoli in grado di esprimere i propri bisogni e desideri, ad esempio nel “gioco del dottore”». Dai 4 ai 6 anni i bambini dovranno invece essere istruiti «sull’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso», «parlando di argomenti inerenti la sessualità con competenza comunicativa».

 

La vera crescita avverrà coi bimbi tra i 6 e i 9 anni, cui i maestri terranno lezioni su «cambiamenti del corpo, mestruazioni ed eiaculazione», facendo conoscere loro «i diversi metodi contraccettivi». Su questo aspetto i bambini tra 9 e 12 anni dovranno già avere ampia competenza, diventando esperti nel «loro utilizzo» e venendo informati su «rischi e conseguenze delle esperienze sessuali non protette (le gravidanze indesiderate)». Ecco il decisivo balzo in avanti: nella fascia puberale tra i 12 e i 15 anni gli adolescenti dovranno acquisire familiarità col concetto di «pianificazione familiare» e conoscere il difficile «impatto della maternità in giovane età», con la consapevolezza di «un’assistenza in caso di gravidanze indesiderate e la relativa «presa di decisioni» (leggi aborto). Non solo: a quell’età, ormai matura secondo l’Oms, i ragazzi dovranno essere informati sulla possibilità di «gravidanze anche in relazioni omosessuali» e sull’esistenza del sesso inteso come «prostituzione e pornografia», venendo messi in guardia «dall’influenza della religione sulle decisioni riguardanti la sessualità». Il protocollo diffuso dall’Oms lancia anche un monito affinché «l’educazione sessuale venga effettivamente realizzata in termini di luoghi, tempi e personale», sebbene non occorra una preparazione ad hoc della classe docente e «gli insegnanti di educazione sessuale non siano professionisti di alto livello».

 

Queste direttive sono già state recepite a livello comunitario nella risoluzione Estrela votata giorni fa al Parlamento europeo e ora in discussione in Commissione. Nel testo presentato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela, la masturbazione viene infatti indicata come metodo di educazione sessuale, prendendo atto del fatto che «i ragazzi più giovani sono esposti, sin dalla più tenera età, a contenuti pornografici soprattutto su Internet».

 

Il rapporto Estrela, inoltre, invita l’Ue a «prevenire le gravidanze indesiderate» e a garantire «il diritto d’aborto», combattendo «l’abuso dell’obiezione di coscienza» da parte del personale sanitario. Contro questa risoluzione si sono schierati numerosi europarlamentari, tra cui l’italiano Sergio Silvestris (Pdl), che coi loro emendamenti hanno determinato un rinvio e un riesame del testo in Commissione. Intanto anche contro il documento dell’Oms si sta sollevando un’opposizione della società civile: sia la fondazione CitizenGo sia il sito hatzeoir.org stanno raccogliendo firme per fermare la diffusione del testo, definito «corruttore dell’integrità e della salute dei minori».

 

di Gianluca Veneziani

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Autore: Redazione 25 apr, 2024
Il filosofo o lo studioso che si occupa di realismo integrale diviene di necessità anche un apostolo, perché l’impegno con l’essere della realtà storica lo rende persuaso della necessità della cultura-conoscenza come via necessaria all’azione politico-sociale [1] . E’ con questo spirito che mi accingo da filosofo non accademico a ripercorrere, con gli adeguati riferimenti bibliografici, i contenuti della relazione che ho tenuto un po’ a braccio il 21 marzo 2024 alla Pontificia Università Salesiana in occasione del convegno “ Tommaso Demaria: uno sguardo organico-dinamico sulla storia e sulla società .” L’essere della realtà storica appena accennato ci introduce al tema essenzialmente nuovo inaugurato da don Tommaso Demaria, essenzialmente diciamo ma non fenomenicamente poiché da questo punto di vista l’intuizione di molti ricercatori, per quanto non ancora riflessa a sufficienza, ha condotto molti a rendersi conto che il mondo in cui viviamo appare come una realtà globale, unitaria, interconnessa e in grado perciò di muoversi secondo logiche proprie e inesorabili che sfuggono perfino al controllo dei singoli potenti di turno. Discipline come la sociologia, la psicologia, le scienze dell’organizzazione ma anche la stessa economia rilevano da anni il fenomeno, tuttavia ancora manca alla cultura dominante una visione completa capace di dar conto di tutti gli aspetti in campo: materiali, relazionali, spirituali e metafisici. Lo scopo di questo discorso è quindi quello di stimolare una coscienza intorno all’essere della realtà, perché prima di agire occorre pensare e prima di pensare occorre essere, rendersi conto di essere e di vivere accanto ad altri esseri, perché l’essere precede l’agire non solo personale ma anche comunitario. Il percorso si articola in cinque passaggi che sono invero cinque domande: Di quale essere stiamo trattando? Una società ateo-materialista è in grado di prosperare o almeno sopravvivere? Cosa sono il pensiero unico, i grandi resets e il nuovo ordine mondiale di cui tanto si sente parlare? La ideologie sono tutte negative come tali oppure si deve tener conto del loro contenuto di verità? Possiamo indicare delle vie concrete? Sembra la prima una domanda fuori tempo massimo: a chi può mai interessare oggi un discorso sull’essere o sulla vita? La società liquida con i suoi deliri ha fatto evaporare ogni punto di riferimento stabile, ogni riscontro oggettivo: tutto cambia, tutto muta, tutto scorre, al più si può dire che tutto l’essere è il divenire stesso. Eppure la nebbia di una cultura nichilista pervasiva e invadente come quella moderna (per non dire modernista) non riesce a sopire completamente l’esigenza di essere, di senso e di significato che si scopre ancora incardinata nel cuore di ogni uomo. L’esperienza quotidiana carica di problemi enormi e di enormi opportunità ci catapulta nostro malgrado in un fluire di vicende storiche che non riusciamo a dominare e nemmeno a capire ma che in qualche modo contribuiamo a generare; il mondo va avanti anche con il nostro spesso inconsapevole sostegno e con logiche proprie; le leve del comando sono impersonali, occulte, segrete eppure reali, assegnate in modo oscuro ma lucido a guide concrete ma provvisorie e solo funzionali al perpetrarsi di un mondo che in fondo non vogliamo: la guerra torna a bussare inaspettata alla nostra porta. In questa profonda esigenza di essere, legata ad un perenne senso di malessere per un mondo che non capiamo, assume di nuovo un valore epocale tutta la riflessione di Demaria sulla Realtà Storica, tornando così potente, attuale e anzi necessaria. Quella che un tempo fu l’intuizione di un geniale metafisico oggi è esperienza concreta di molti uomini: la realtà storica appare davvero come un essere capace di vivere a agire a titolo proprio. La portata di questa intuizione comporta la richiesta teoretica di un’adeguata giustificazione: non ci può bastare il solo dato fenomenico anche se ormai di per sé evidente. Giustificazione che però non è possibile affrontare qui, ci basti per ora solo rilevare che alla griglia degli esseri oggetto della metafisica tradizionale e cioè l’uomo, la natura e Dio vi si aggiunge appunto anche l’essere della realtà storica che diventa tale, secondo il salesiano, a partire dalla rivoluzione industriale, imponendosi per di più come organismo dinamico vivo e perciò capace di vivere a agire a titolo proprio. [2] Sono affermazioni importanti che suscitano curiosità ma anche timori: se la realtà storica vive agisce a titolo proprio dove va a finire la libertà umana? La libertà, proprietà inalienabile della natura umana, è un bene prezioso e un dono esclusivo che ogni uomo e anche ogni società hanno ricevuto per scegliere cosa fare di sé stessi. Essa è talmente necessaria che la realtà storica come tale la esige a livello essenziale anche se purtroppo a livello esistenziale può accadere ed accade di fatto che la storia, animata da logiche contrarie al suo vero dover essere ontologico, finisca per negarla, reprimerla o falsarla, assoggettandola a scelte mortifere anziché vitali. Così avviene che se la realtà storica assume logiche contrarie alla sua vera natura e ciò avviene proprio in ragione della libertà umana, anche la comprensione di tutti gli altri esseri ne risulta influenzata e perfino deformata: la persona diventa fluida oppure un ingranaggio, la natura sfruttata o divinizzata, il Dio Creatore rifiutato o umanizzato, con enormi conseguenze sul piano dell’agire collettivo. Comprendere il vero dover essere della realtà storica diventa perciò imperativo decisivo proprio per poter orientare alla convivenza libera e funzionale la vita di miliardi di persone. Il negare questa prospettiva ci espone nostro malgrado ad un agire inconsulto e senza prospettiva e a lasciarci dominare dalla logica bruta di una materia orfana della forma vera, materia che per surrogazione finisce per alienare sé stessa nel ruolo di forma in una prassi senza senso perché in fondo senza retta dottrina, come direbbero i metafisici realisti di un tempo. Per questa via gli stessi cristiani e gli uomini di volontà buona [3] (cioè volontà orientata al bene) vanno a servire inconsapevoli la costruzione della società fondata sul materialismo che, secondo il salesiano, è l’anticamera dell’ateismo prima ontologico e poi religioso [4] . A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in fondo questo non è necessariamente un male, in fin dei conti anche le società ateo-materialiste, che sono quelle ormai realmente esistenti, possono funzionare se non bene almeno in modo accettabile. L’evidenza storica ci palesa tuttavia senza sconti che non è così e con questa affermazione iniziamo a rispondere alla seconda domanda. Gli “organismi mostro” incarnati dai sistemi capitalisti e comunisti e dai loro discendenti modernisti, fondati sull’assoluto ateo-materialista e così denominati da Demaria nel suo lungimirante testo La società alternativa [5] , stanno manifestando di nuovo oggi la rinnovata ferocia delle loro false premesse. In qualche modo essi vivono sempre a scapito di qualcos’altro: la natura, i poveri, la libertà, Dio stesso. E se queste società potessero anche risolvere (ma non possono!) gran parte dei problemi materiali che ci affliggono, resterebbe strutturalmente irrisolto il senso dell’esistere umano che fatalmente, rinchiuso nell’alveo della materia bruta, si tradurrebbe in un dramma suicida invece che in un’epica maestosa. E’ in questo clima illusorio che oggi si discute molto di pensiero unico, di grande reset, di nuovo ordine mondiale . Intanto mi viene da chiedere, perché cancellare tutto? Forse perché siamo talmente pieni di debito economico a livello mondiale che solo la sua cancellazione, con l’aiuto magari della guerra, può permettere di ripartire? E un’ipotesi che mi pare folle ma anche brutalmente realistica. Il martellamento mediatico proveniente da sponde spesso opposte ci dice altresì che non c’è una sola idea di “reset”, né una sola proposta di “pensiero unico”. Ce ne sono varie e in concorrenza tra loro, che si accusano a vicenda di complottismo, di seduzione, di violenza: capitalismo green, socialismo arcobaleno, socialismo capitalista, imperialismo misticheggiante (se non direttamente ateo-materialista almeno con un errato rapporto spirito/materia). Sono tante le prospettive di “Unico Ordine Mondiale” che si propongono come salvifiche. Ma tutto questo non è una novità , ciò che è cambiato sono solo le etichette, i nomi, le parole, ma la realtà che sottendono è sempre la medesima, quelle esplicitata dal nostro Demaria. L’esigenza di un nuovo ordine mondiale e di pensiero unico non sono che la riedizione aggiornata di quella pletora di ideologie, pseudoideologie e paraideologie che dalla rivoluzione industriale in poi cercano di dare un ordine al caos di una prassi diventata dinamica. Esse si scontrano, si fondono, si camuffano in un susseguirsi di morti e rinascite fino ad arrivare all’esito forse finale, denunciato da Benedetto XVI dell’ideologia del relativismo, che tutte le nega ma solo in fondo per affermare sé stessa, la più dogmatica. Ecco che quelle moderne, afferma Demaria, non sono più solo lotte fra popoli o nazioni ma lotte fra ideologie o meglio lotte fra ideoprassi. E in questa lotta reale per prevalere l’una sull’altra manifestano anche il loro tratto comune che le identifica e le inchioda: sono tutte prassi ontologicamente ateo-materialiste! Le uniche, ed è la storia a dirlo, che sono state in grado di portare l’umanità fin sull’orlo dell’auto-distruzione attraverso soprattutto la possibilità, oggi tornata concreta, della terza guerra mondiale nucleare. Eppure non si può fare a meno di una ideologia, cioè di una visione organica, integrale e coerente della vita umana che sappia coordinare l’agire di miliardi di persone; l’alternativa ad una qualche forma di ordine, ad una sorta prassi razionalizzata non è che la prassi selvaggia e il caos [6] . E’ stato questo l’intento della vita di Karl Marx ma anche dello stesso Adam Smith e di altri studiosi: scoprire la logica interna della storia. E cosa hanno concluso? Che la storia è materia che diviene o natura che evolve e che il cuore di questo divenire è l’economia la quale così è stata assunta non solo come base materiale della società ma anche come sua principale base spirituale. Analisi insufficiente, colma di pregiudizi, guidata da strumenti metafisici inadeguati, per cui è stato subordinato o separato lo spirito dalla materia e strutturalmente negata la soprannatura a favore della sola natura: direttamente attraverso la persecuzione violenta diretta o indirettamente attraverso la seduzione e l’occupazione di spazi e tempi. Secondo il nostro salesiano, il loro errore come quello di molti che li hanno seguiti e riaggiornati è stato proprio quello di aver posto come base spirituale della società una base che è solo materiale, l’economia appunto e di aver completamente o anche solo parzialmente ignorato il valore ontologico degli enti naturali a partire dall’uomo. Di qui l’ambizioso proposito del sacerdote piemontese di scoprire il vero logos nascosto all’interno della realtà storica. E’ questo un passaggio decisivo da comprendere profondamente: l’approdo al vero Assoluto della storia riconosciuta come realtà non è la composizione ordinata di un insieme di valori etici scelti in modo arbitrario, né il risultato di una rivelazione religiosa e nemmeno l’applicazione di una qualche dottrina costruita a priori a tavolino, è invece l’esito di una indagine metafisica rigorosa, coerente e completa che a partire dal dato di esperienza storico ci porta per esplicitazione, cioè attraverso una sorta di mostrazione [7] aristotelica, a scoprire il dover essere ontologico della realtà storica, dover essere che Demaria chiama tecnicamente essenza archetipa [8] . Questa ricerca del vero logos comporta inevitabilmente il confronto con la verità, la sua comprensione e la sua accettazione con tutti i rischi che questo comporta: la verità è più grande, nessuno possiede la verità, la verità bisogna servirla etc… Tutte espressioni che “i prudenti” giustamente manifestano per sottolineare la portata del problema ma che non lo risolvono anzi talvolta lo acuiscono cedendo spesso anche senza disputa alle “verità” sostenute da altri. A tal proposito Demaria infatti scrive: “ non si tratta né di una contrapposizione manichea, né di un accaparramento trionfalistico della verità. La verità bisogna servirla, ma per servirla bisogna conoscerla e riconoscerla […] non c’è insulto peggiore alla verità che rinnegarla o misconoscerla, col pretesto antitrionfalistico, di chi vi contrappone il proprio io con il sofisma dell’eterna ricerca ” [9] . Prosegue il Nostro: “ Oggi si preferisce il fare al pensare. Più che alla verità, che con falsa umiltà si proclama di «non possedere», si crede all'attività, ad un qualsiasi attivismo, riassorbito nell'attività personale con un totale rifiuto della sua rifusione razionale e cristiana nella prassi, anche se poi la presunta attività personale viene abbandonata alla deriva di tutte le prassi [10 ] .” E ancora: “ il discorso sulla verità oggi è impopolare. Si prova una certa nausea esistenzialista e pseudodemocratica nei suoi confronti. Si ha l’impressione o la convinzione che la verità sia diventata sinonimo di dittatura intellettuale, mentre l’errore sarebbe sinonimo di libertà e democrazia. [11 ] ” Richiami forti quelli demariani ad un impegno intellettuale coraggioso che pur nell’umiltà dell’approccio, teso ad evitare la tentazione arrogante di una saccenteria intellettuale, inclina deciso alla sfida della ricerca metafisica realistica integrale, opponendosi così alla non meno grave tentazione di una pusillanime rinuncia a priori. Ma quale può essere il criterio per individuare l’ideoprassi vera , il logos nascosto nel libro della storia che completa quello del libro della natura? [12] E’ questo se ricordate il quarto quesito proposto all’inizio. Demaria risponde schiettamente a questo interrogativo: “ Il problema della verità dell’ideologia si pone alla sua radice. Passa dalla prassi all’ideologia; dall’ideologia alla metafisica; e da una metafisica qualsiasi a una metafisica dinamica. Con ciò torna il problema di fondo: qual è la verità? Qual è la metafisica vera? […] la metafisica dinamica falsa è quella che genera un’ideologia ateo-materialista come anima della prassi; e la metafisica dinamica vera è quella che genera una ideologia come anima della prassi, non ateo-materialista […] che equivale all’affermazione dell’assoluto teo-spiritualista [13] ”. Sembra un continuo rimando ma di fatto non è possibile individuare l’assoluto vero della realtà storica, cioè quello teo-spiritualista, senza un’adeguata metafisica che per Demaria non può che essere la metafisica realistico integrale, ogni altra metafisica dinamica invece conduce all’assoluto ateo-materialista anche se a professarla è un credente, e quand’anche una metafisica dinamica non realista volesse escludere l’approdo ateo-materialista si fermerebbe a metà strada o peggio trascinerebbe alla meta che credeva di rinnegare [14] . Dai frutti conoscerete l’albero è l’insegnamento che porta a questa certezza. Ma per quale ragione è proprio quello teo-spiritualista l’assoluto vero della realtà storica? Qui il discorso giunge al suo compimento e trova la sua trattazione piena nel secondo dei tre volumi della trilogia. La constatazione è che la Realtà Storica è un ente vivo la cui forma non può che essere viva, una forma materiale inerte infatti non potrebbe che essere morta e restare morta. Forma viva e anche libera. Le uniche forme con queste caratteristiche sono la forma umana e quella divina, ma la forma umana non può che animare enti dinamici fenomenici e contingenti e non può in alcun modo rendere conto né di sè stessa, né di tutta la realtà creata. L’immediata e spontanea percezione metafisica dell’essere creaturale , a partire dal proprio io, è invece l'esperienza prima che mostra ad ognuno la propria insufficienza ad esistere da sè e rimanda quindi in modo razionale alla necessità dell'esistenza di Dio Creatore [15] ; senza questo fondamento trascendente tutto l’impianto metafisico realistico integrale fin qui presentato, resterebbe privo del necessario Garante [16] . L’unica forma viva perciò capace di dominare tutta la realtà passata, presente e futura sia naturale che storica non può che essere una forma divina; forma divina che per poter dominare la storia rispettandone la libertà deve poter agire anche dal di dentro e perciò essere ad un tempo non solo trascendente ma anche immanente, da cui l’approdo metafisico all’assoluto teo-spiritualista [17] . Ciò comporta in prima battuta per la forma sociale vera i tre presupposti negativi della non subordinazione dello spirito alla materia, della non separazione dello spirito dalla materia e della non separazione della natura dalla soprannatura [18] e in seconda battuta i suoi presupposti positivi e cioè la sua universalità, necessità, assolutezza e attualità [19] . Ho delineato in estrema sintesi il percorso filosofico demariano cui appartengono conseguenze pratiche impressionanti, la più importante delle quali è questa: senza adeguato strumento metafisico è impossibile mobilitare nella storia l’ideoprassi vera, non è cioè possibile la costruzione di una convivenza umana veramente funzionale. La metafisica assume così il suo valore concreto postulato nell’ultimo dei quesiti che ho posto all’inizio di questo lavoro. La prima, concreta e vitale esigenza è per questo motivo la formazione permanente di metafisici realistico integrali capaci di indirizzare la costruzione della società e per ciò è necessario e non più rimandabile una cattedra universitaria specifica di metafisica realistico integrale e a cascata di ideoprassiologia. Per questa via anche politica ed economia troverebbero il loro metodo e gli operatori economici, a partire dagli imprenditori, guide sempre più adeguate. La piramide dei bisogni materiali, relazionali e spirituali soprannaturali individuata anche dai più acuti economisti [20] , riceverebbe una solida pezza d’appoggio metafisica con il giusto indirizzo per evitare perniciose deviazioni verso false sirene progressiste o di contro verso ristagni statici economicamente insostenibili e impotenti a resistere al costruirsi dinamico della storia. La cultura della vita (statica e dinamica), della famiglia stabile, degli autentici valori umani, del rapporto oggettivo con le altre religioni, della libertà a servizio del bene, della persona come cellula viva attiva del corpo sociale, dell’autentica convivenza umana pacifica a livello universale avrebbero non solo diritto di esistenza sul piano culturale ma anche un concreto efficace rilancio. [1] T. Demaria, 2° Vol.,Metafisica della Realtà Storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 188. [2] T. Demaria, Metafisica e Metodo, da raccolta articoli rivista Nuove Prospettive. [3] S. Fontana, La sapienza dei medievali, Fede&Cultura, Verona 2018, p. 134 [4] T. Demaria, La Società Alternativa, Ed. Il Segno, Verona 1982, p. 15 [5] T. Demaria, La società Alternativa, ed. Il Segno, Verona 1982, p.19 [6] T. Demaria, Cristianesimo e realtà sociale, Ed. Villa Sorriso di Maria, Varese, 1959, p.47: “cosa è l’idelogia: è la visione dinamica, sintetica e concreta della vita e del mondo che si traduce nella teoria della pratica e nella pratica della teoria!” [7] G. Reale, Guida alla lettura della metafisica di Aristotele, Laterza Bari, 2004, p. 33 [8] T. Demaria, 1° Vol. Ontologia realistico-dinamica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 165 [9] T. Demaria, 5° Vol. Sintesi Sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 12 [10] T. Demaria, 5° Vol, Sintesi Sociale Cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 407. [11] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 232 [12] T. Demaria, Sinossi 1984, dispensa convegno Roma, 1984, p.10 [13] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 234 [14] Ivi, p. 235 [15] T. Demaria, 2° Vol, Metafisica della realtà storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 200- G. Zamboni, La persona umana, Vita e Pensiero, Milano 1983, p. 485 e 487. [16] T: Demaria, La società alternative, ed. Il Segno, Verona,1982, p. 18 [17] Ivi, p. 226 [18] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 272 [19] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 278 [20] Si veda relazione del prof. Zamagni in https://www.nuovacostruttivita.it/quali-scienze-sociali-per-il-cambiamento-depoca in occasione del convegno online di Nuova Costruttività, il 20 ottobre 2022: Quali scienze sociali per il cambiamento d’epoca.
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