Quale è la società tale è la famiglia

Luca Cipriani • mar 31, 2019

Qual è lo scopo della società? Che tipo di società vogliamo costruire? Perché dovrei spendermi per questo?

In funzione della risposta che daremo a queste tre domande avremo anche il relativo tipo di famiglia.

Oggi non è più la famiglia che costruisce la società ma la società che costruisce la famiglia.

Se la società in cui viviamo è un organismo (organismo dinamico s’intende) allora ogni struttura al suo interno sarà più o meno funzionale alla vita dell’organismo.

Nel mondo dinamico non c’è spazio per le azioni neutre, non c’è spazio per  le strutture neutre: ogni struttura ha una sua specifica funzione (derivante dalla sua essenza) e lavora per costruire o distruggere un certo tipo di società.

Il nostro filosofo T. Demaria ci ha fatto comprendere che occorre distinguere il popolo dalla società dinamica/secolare:

  • Il popolo è un insieme di persone con le loro diverse culture.
  • La società dinamica secolare è un sistema di strutture societarie  ( a livello politico, economico, giuridico, culturale).

Il sistema di strutture societarie (questa è la definizione demariana della nuova società dinamica secolare) “ignora” il popolo, non che ne prescinda ma non ne dipende in senso esclusivo.

Per esempio ai tempi del comunismo, in Polonia coesistevano il popolo cristiano e il sistema comunista e tra i due si instaurò un’aspra lotta.

Oggi in Italia coesistono ancora un popolo cristiano e un sistema di strutture via via sempre più capitalista e perciò sempre più ateo-materialista:

quanto potrà resistere il popolo prima di essere totalmente anestetizzato?

Il discorso che andiamo costruendo non riguarda il popolo in quanto tale e non riguarda nemmeno la singola persona: ogni popolo e ogni persona vanno amati e rispettati.

Il nostro discorso si concentra piuttosto sulla società come sistema di strutture societarie, che sono l’oggetto specifico delle ideoprassi e all’interno delle quali si inserisce il popolo e la persona.

Ogni struttura dicevamo poc’anzi costruisce sempre un certo tipo di società e non esiste la possibilità di un’azione neutra:

tutto ciò che non è in funzione della vita le sarà automaticamente opposto, in modo diretto o indiretto.

Facciamo degli esempi di strutture non funzionali alla società organico-dinamica (cioè alla società che fa della sintesi vitale e vitalmente operante il suo centro) proposti proprio da Demaria:

  • Struttura del divorzio
  • Struttura dell’aborto
  • Struttura della pornografia legalizzata
  • Struttura della droga

Oggi potremmo aggiungere:

  • Struttura delle unioni civili
  • Struttura della procreazione in provetta
  • Struttura dell’utero in affitto

Ma perché questi che vengono chiamati “diritti civili”  dovrebbero ledere non solo il benessere ma addirittura l’esistenza stessa della famiglia naturale? Perché non possono convivere l’uno accanto all’altra ?

Per rispondere bene consideriamo che dobbiamo sempre partire dal tutto.

Se è vero come abbiamo detto che ogni struttura costruisce o distrugge un certo tipo di società ci dobbiamo chiedere quale tipo di società puntano a costruire questi diritti civili;

infatti, come abbiamo detto, ogni struttura introdotta nella società agisce e costruisce secondo la propria natura e desidera espandersi.

Per loro natura ontologica queste elencate sono strutture che non sono funzionali alla vita biologica né alla vita della comunità come sintesi di famiglie, semmai sono funzionali alla comunità come somma di individui.

Prendiamo il caso recente delle unioni civili, è evidente che esse sono strutturalmente chiuse alla trasmissione della vita e incapaci di educare alla trasmissione naturale della vita biologica e infatti a riprova di ciò ci siamo accorti che subito dopo l’approvazione della legge  si sono moltiplicate le iniziative culturali, giuridiche e politiche per promuovere vie alternative alla trasmissione naturale della vita:

  • tra quelle culturali vi è la diffusione della cultura gender nelle scuole e il tentativo di sdoganare l’utero in affitto usando come arieti personaggi famosi.
  • tra quelle giuridiche si sono diffuse le sentenze a favore delle adozioni gay e l’equiparazione delle unioni civili al matrimonio.
  • tra le iniziative politiche ricordiamo la stepchild adoption.

Niente di strano per chi come noi mastica il dinamico:

ogni struttura agisce secondo la propria natura e tende ad espandersi culturalmente, politicamente, economicamente a scapito di strutture non omogenee, in questo caso la famiglia naturale.

Precisiamo che l’attacco alla famiglia naturale non è quasi mai diretto, si tratta piuttosto di un attacco indiretto che avviene appunto grazie alla creazione di strutture parallele o alternative che di fatto ne indeboliscono il valore sociale sia dal punto di vista culturale (la famiglia naturale diventa una tra le tante) che economico (non vengono stanziati fondi sufficienti al suo sostegno).

Dopo che la cultura mass-mediatica e la prassi insegnano ai ragazzi che il matrimonio sfocia molto spesso nel divorzio perciò è meglio convivere finché la dura,

che in fin dei conti il sesso è fatto per divertirsi,

che ogni relazione vale sempre purché ci sia il sentimento dell’amore ancorché sganciato dalla verità e dalla vita,

che se concepisci un bambino lo puoi tranquillamente eliminare perché è solo un grumo di cellule,

che uno sballo alla settimana è una cosa sana,

che le famiglie sono di tanti tipi e tutti equivalenti,

che poi se desideri un figlio lo puoi fare in provetta o con un utero in affitto anche a cinquant’anni ……..

…..ebbene dopo tutto questo si potrà mai pensare che questi ragazzi abbiano poi voglia di sposarsi e costituire una famiglia naturale stabile?

Senza citare i numeri della sociologia è abbastanza palpabile che ormai forse la maggioranza dei giovani non si sposa più, non riconosce il valore e la bellezza di una unione stabile per tutta la vita e non comprende il valore sociale costruttivo del matrimonio riconosciuto dalla comunità civile (non parliamo di quella religiosa).

La famiglia naturale intesa come struttura sociale è stata progressivamente indebolita e di fatto è messa in scacco da questo nostro sistema di strutture (tra cui quelle citate)  che abbiamo costruito spesso senza vera consapevolezza delle sue conseguenze.

Ma perché la famiglia naturale è messa in scacco dall’attuale sistema di strutture?

Perché essa non è più strutturalmente funzionale alla società dei consumi, alla società edonistica, alla società del benessere materiale.

A questo tipo di società capitalista e ateo-materialista essa appare come un retaggio del passato (qualcuno dice medievale) o quantomeno estranea alla logica della prassi prevalente.

Questa messa in scacco tuttavia non dipende solo dalle strutture che l’hanno lavorata ai fianchi ma dipende anche e forse soprattutto dall’assenza di strutture di supporto che la potessero sostenere culturalmente mostrando la bellezza della sfida matrimoniale ed economicamente finanziando concretamente la coppia fondata sul matrimonio (magari con adeguati e prolungati redditi di maternità).

D’altra parte nel mondo laico-secolare prevale chi è più dinamico quand’anche fosse portatore della dinamicità dell’errore.

Appare chiaro che la famiglia naturale, come dicevamo, non è funzionale alla società capitalista e ateo-materialista, essa è  invece funzionale ad un altro tipo di società e cioè una società in cui la dimensione della vita e in particolare della vita comunitaria prevale sulle voglie istintive dell’individuo.

La famiglia naturale è per propria natura generativa di almeno quattro aspetti “ontologici” coordinati anche se di fatto non tutte le famiglie li possono implementare al completo.

 

Vediamo quali sono gli aspetti ontologici attraverso cui la famiglia naturale genera la vita:

 

  1. trasmette la vita biologica
  2. educa alla trasmissione della vita biologica e a costruire una nuova famiglia.
  3. prepara le persone ad agire per il bene oggettivo della società che è appunto la vita.
  4. costruisce la società come comunità di famiglie orientate a vivere in modo funzionale.

Da ciò si comprende, ma sarebbe da approfondire, che anche quelle coppie eterosessuali sterili che per motivi di salute non possono trasmettere la vita in senso biologico sono in realtà  coinvolte a pieno titolo a generare la vita negli altri tre aspetti essenziali e questo stato della realtà le rende appunto non solo coinvolte ma spesso perfino necessarie alla costruzione della vita comunitaria sia che questo avvenga in modo diretto (per esempio con l’adozione), che indiretto (per esempio con l’assistenza materiale e spirituale alle altre famiglie con figli).

Nessuna di queste quattro funzioni generative della vita possono essere ontologicamente svolte da una coppia omosessuale.

Perciò tale funzione educativa e costruttiva della vita resta pressoché esclusiva delle coppie eterosessuali stabili perché è una funzione che può essere svolta solo con l’esempio credibile e la vita affettiva quotidiana permanente nel tempo.

Purtroppo, come abbiamo già detto, in questo contesto culturale e sociale temiamo che la famiglia naturale sia destinata forse a soccombere , con conseguenze inimmaginabili ma che possiamo un po’ intuire in alcuni paesi che si sono già spinti “avanti”.

Questo appare l’esito , a meno che non si metta in moto una nuova prassi capace di costruire la società alternativa organico-dinamica e questo non è possibile se prima di tutto non si risponde alle tre domande che abbiamo posto all’inizio, ricordando nuovamente che oggi non è più la famiglia che costruisce la società ma è la società che costruisce la famiglia a partire dalla cultura-conoscenza.

 

PS: regola pratica della realismo integrale

Ogni struttura introdotta nella società risponde ad un assoluto, vive e costruisce in funzione di quell’assoluto, distruggendo in modo diretto o indiretto tutto ciò che non le è coerente.

Quando viene introdotta una nuova struttura nella società cerca perciò di scoprire se è funzionale contemporaneamente alla tutela e diffusione della vita statica (biologica) e della vita dinamica.


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Autore: Redazione 25 apr, 2024
Il filosofo o lo studioso che si occupa di realismo integrale diviene di necessità anche un apostolo, perché l’impegno con l’essere della realtà storica lo rende persuaso della necessità della cultura-conoscenza come via necessaria all’azione politico-sociale [1] . E’ con questo spirito che mi accingo da filosofo non accademico a ripercorrere, con gli adeguati riferimenti bibliografici, i contenuti della relazione che ho tenuto un po’ a braccio il 21 marzo 2024 alla Pontificia Università Salesiana in occasione del convegno “ Tommaso Demaria: uno sguardo organico-dinamico sulla storia e sulla società .” L’essere della realtà storica appena accennato ci introduce al tema essenzialmente nuovo inaugurato da don Tommaso Demaria, essenzialmente diciamo ma non fenomenicamente poiché da questo punto di vista l’intuizione di molti ricercatori, per quanto non ancora riflessa a sufficienza, ha condotto molti a rendersi conto che il mondo in cui viviamo appare come una realtà globale, unitaria, interconnessa e in grado perciò di muoversi secondo logiche proprie e inesorabili che sfuggono perfino al controllo dei singoli potenti di turno. Discipline come la sociologia, la psicologia, le scienze dell’organizzazione ma anche la stessa economia rilevano da anni il fenomeno, tuttavia ancora manca alla cultura dominante una visione completa capace di dar conto di tutti gli aspetti in campo: materiali, relazionali, spirituali e metafisici. Lo scopo di questo discorso è quindi quello di stimolare una coscienza intorno all’essere della realtà, perché prima di agire occorre pensare e prima di pensare occorre essere, rendersi conto di essere e di vivere accanto ad altri esseri, perché l’essere precede l’agire non solo personale ma anche comunitario. Il percorso si articola in cinque passaggi che sono invero cinque domande: Di quale essere stiamo trattando? Una società ateo-materialista è in grado di prosperare o almeno sopravvivere? Cosa sono il pensiero unico, i grandi resets e il nuovo ordine mondiale di cui tanto si sente parlare? La ideologie sono tutte negative come tali oppure si deve tener conto del loro contenuto di verità? Possiamo indicare delle vie concrete? Sembra la prima una domanda fuori tempo massimo: a chi può mai interessare oggi un discorso sull’essere o sulla vita? La società liquida con i suoi deliri ha fatto evaporare ogni punto di riferimento stabile, ogni riscontro oggettivo: tutto cambia, tutto muta, tutto scorre, al più si può dire che tutto l’essere è il divenire stesso. Eppure la nebbia di una cultura nichilista pervasiva e invadente come quella moderna (per non dire modernista) non riesce a sopire completamente l’esigenza di essere, di senso e di significato che si scopre ancora incardinata nel cuore di ogni uomo. L’esperienza quotidiana carica di problemi enormi e di enormi opportunità ci catapulta nostro malgrado in un fluire di vicende storiche che non riusciamo a dominare e nemmeno a capire ma che in qualche modo contribuiamo a generare; il mondo va avanti anche con il nostro spesso inconsapevole sostegno e con logiche proprie; le leve del comando sono impersonali, occulte, segrete eppure reali, assegnate in modo oscuro ma lucido a guide concrete ma provvisorie e solo funzionali al perpetrarsi di un mondo che in fondo non vogliamo: la guerra torna a bussare inaspettata alla nostra porta. In questa profonda esigenza di essere, legata ad un perenne senso di malessere per un mondo che non capiamo, assume di nuovo un valore epocale tutta la riflessione di Demaria sulla Realtà Storica, tornando così potente, attuale e anzi necessaria. Quella che un tempo fu l’intuizione di un geniale metafisico oggi è esperienza concreta di molti uomini: la realtà storica appare davvero come un essere capace di vivere a agire a titolo proprio. La portata di questa intuizione comporta la richiesta teoretica di un’adeguata giustificazione: non ci può bastare il solo dato fenomenico anche se ormai di per sé evidente. Giustificazione che però non è possibile affrontare qui, ci basti per ora solo rilevare che alla griglia degli esseri oggetto della metafisica tradizionale e cioè l’uomo, la natura e Dio vi si aggiunge appunto anche l’essere della realtà storica che diventa tale, secondo il salesiano, a partire dalla rivoluzione industriale, imponendosi per di più come organismo dinamico vivo e perciò capace di vivere a agire a titolo proprio. [2] Sono affermazioni importanti che suscitano curiosità ma anche timori: se la realtà storica vive agisce a titolo proprio dove va a finire la libertà umana? La libertà, proprietà inalienabile della natura umana, è un bene prezioso e un dono esclusivo che ogni uomo e anche ogni società hanno ricevuto per scegliere cosa fare di sé stessi. Essa è talmente necessaria che la realtà storica come tale la esige a livello essenziale anche se purtroppo a livello esistenziale può accadere ed accade di fatto che la storia, animata da logiche contrarie al suo vero dover essere ontologico, finisca per negarla, reprimerla o falsarla, assoggettandola a scelte mortifere anziché vitali. Così avviene che se la realtà storica assume logiche contrarie alla sua vera natura e ciò avviene proprio in ragione della libertà umana, anche la comprensione di tutti gli altri esseri ne risulta influenzata e perfino deformata: la persona diventa fluida oppure un ingranaggio, la natura sfruttata o divinizzata, il Dio Creatore rifiutato o umanizzato, con enormi conseguenze sul piano dell’agire collettivo. Comprendere il vero dover essere della realtà storica diventa perciò imperativo decisivo proprio per poter orientare alla convivenza libera e funzionale la vita di miliardi di persone. Il negare questa prospettiva ci espone nostro malgrado ad un agire inconsulto e senza prospettiva e a lasciarci dominare dalla logica bruta di una materia orfana della forma vera, materia che per surrogazione finisce per alienare sé stessa nel ruolo di forma in una prassi senza senso perché in fondo senza retta dottrina, come direbbero i metafisici realisti di un tempo. Per questa via gli stessi cristiani e gli uomini di volontà buona [3] (cioè volontà orientata al bene) vanno a servire inconsapevoli la costruzione della società fondata sul materialismo che, secondo il salesiano, è l’anticamera dell’ateismo prima ontologico e poi religioso [4] . A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in fondo questo non è necessariamente un male, in fin dei conti anche le società ateo-materialiste, che sono quelle ormai realmente esistenti, possono funzionare se non bene almeno in modo accettabile. L’evidenza storica ci palesa tuttavia senza sconti che non è così e con questa affermazione iniziamo a rispondere alla seconda domanda. Gli “organismi mostro” incarnati dai sistemi capitalisti e comunisti e dai loro discendenti modernisti, fondati sull’assoluto ateo-materialista e così denominati da Demaria nel suo lungimirante testo La società alternativa [5] , stanno manifestando di nuovo oggi la rinnovata ferocia delle loro false premesse. In qualche modo essi vivono sempre a scapito di qualcos’altro: la natura, i poveri, la libertà, Dio stesso. E se queste società potessero anche risolvere (ma non possono!) gran parte dei problemi materiali che ci affliggono, resterebbe strutturalmente irrisolto il senso dell’esistere umano che fatalmente, rinchiuso nell’alveo della materia bruta, si tradurrebbe in un dramma suicida invece che in un’epica maestosa. E’ in questo clima illusorio che oggi si discute molto di pensiero unico, di grande reset, di nuovo ordine mondiale . Intanto mi viene da chiedere, perché cancellare tutto? Forse perché siamo talmente pieni di debito economico a livello mondiale che solo la sua cancellazione, con l’aiuto magari della guerra, può permettere di ripartire? E un’ipotesi che mi pare folle ma anche brutalmente realistica. Il martellamento mediatico proveniente da sponde spesso opposte ci dice altresì che non c’è una sola idea di “reset”, né una sola proposta di “pensiero unico”. Ce ne sono varie e in concorrenza tra loro, che si accusano a vicenda di complottismo, di seduzione, di violenza: capitalismo green, socialismo arcobaleno, socialismo capitalista, imperialismo misticheggiante (se non direttamente ateo-materialista almeno con un errato rapporto spirito/materia). Sono tante le prospettive di “Unico Ordine Mondiale” che si propongono come salvifiche. Ma tutto questo non è una novità , ciò che è cambiato sono solo le etichette, i nomi, le parole, ma la realtà che sottendono è sempre la medesima, quelle esplicitata dal nostro Demaria. L’esigenza di un nuovo ordine mondiale e di pensiero unico non sono che la riedizione aggiornata di quella pletora di ideologie, pseudoideologie e paraideologie che dalla rivoluzione industriale in poi cercano di dare un ordine al caos di una prassi diventata dinamica. Esse si scontrano, si fondono, si camuffano in un susseguirsi di morti e rinascite fino ad arrivare all’esito forse finale, denunciato da Benedetto XVI dell’ideologia del relativismo, che tutte le nega ma solo in fondo per affermare sé stessa, la più dogmatica. Ecco che quelle moderne, afferma Demaria, non sono più solo lotte fra popoli o nazioni ma lotte fra ideologie o meglio lotte fra ideoprassi. E in questa lotta reale per prevalere l’una sull’altra manifestano anche il loro tratto comune che le identifica e le inchioda: sono tutte prassi ontologicamente ateo-materialiste! Le uniche, ed è la storia a dirlo, che sono state in grado di portare l’umanità fin sull’orlo dell’auto-distruzione attraverso soprattutto la possibilità, oggi tornata concreta, della terza guerra mondiale nucleare. Eppure non si può fare a meno di una ideologia, cioè di una visione organica, integrale e coerente della vita umana che sappia coordinare l’agire di miliardi di persone; l’alternativa ad una qualche forma di ordine, ad una sorta prassi razionalizzata non è che la prassi selvaggia e il caos [6] . E’ stato questo l’intento della vita di Karl Marx ma anche dello stesso Adam Smith e di altri studiosi: scoprire la logica interna della storia. E cosa hanno concluso? Che la storia è materia che diviene o natura che evolve e che il cuore di questo divenire è l’economia la quale così è stata assunta non solo come base materiale della società ma anche come sua principale base spirituale. Analisi insufficiente, colma di pregiudizi, guidata da strumenti metafisici inadeguati, per cui è stato subordinato o separato lo spirito dalla materia e strutturalmente negata la soprannatura a favore della sola natura: direttamente attraverso la persecuzione violenta diretta o indirettamente attraverso la seduzione e l’occupazione di spazi e tempi. Secondo il nostro salesiano, il loro errore come quello di molti che li hanno seguiti e riaggiornati è stato proprio quello di aver posto come base spirituale della società una base che è solo materiale, l’economia appunto e di aver completamente o anche solo parzialmente ignorato il valore ontologico degli enti naturali a partire dall’uomo. Di qui l’ambizioso proposito del sacerdote piemontese di scoprire il vero logos nascosto all’interno della realtà storica. E’ questo un passaggio decisivo da comprendere profondamente: l’approdo al vero Assoluto della storia riconosciuta come realtà non è la composizione ordinata di un insieme di valori etici scelti in modo arbitrario, né il risultato di una rivelazione religiosa e nemmeno l’applicazione di una qualche dottrina costruita a priori a tavolino, è invece l’esito di una indagine metafisica rigorosa, coerente e completa che a partire dal dato di esperienza storico ci porta per esplicitazione, cioè attraverso una sorta di mostrazione [7] aristotelica, a scoprire il dover essere ontologico della realtà storica, dover essere che Demaria chiama tecnicamente essenza archetipa [8] . Questa ricerca del vero logos comporta inevitabilmente il confronto con la verità, la sua comprensione e la sua accettazione con tutti i rischi che questo comporta: la verità è più grande, nessuno possiede la verità, la verità bisogna servirla etc… Tutte espressioni che “i prudenti” giustamente manifestano per sottolineare la portata del problema ma che non lo risolvono anzi talvolta lo acuiscono cedendo spesso anche senza disputa alle “verità” sostenute da altri. A tal proposito Demaria infatti scrive: “ non si tratta né di una contrapposizione manichea, né di un accaparramento trionfalistico della verità. La verità bisogna servirla, ma per servirla bisogna conoscerla e riconoscerla […] non c’è insulto peggiore alla verità che rinnegarla o misconoscerla, col pretesto antitrionfalistico, di chi vi contrappone il proprio io con il sofisma dell’eterna ricerca ” [9] . Prosegue il Nostro: “ Oggi si preferisce il fare al pensare. Più che alla verità, che con falsa umiltà si proclama di «non possedere», si crede all'attività, ad un qualsiasi attivismo, riassorbito nell'attività personale con un totale rifiuto della sua rifusione razionale e cristiana nella prassi, anche se poi la presunta attività personale viene abbandonata alla deriva di tutte le prassi [10 ] .” E ancora: “ il discorso sulla verità oggi è impopolare. Si prova una certa nausea esistenzialista e pseudodemocratica nei suoi confronti. Si ha l’impressione o la convinzione che la verità sia diventata sinonimo di dittatura intellettuale, mentre l’errore sarebbe sinonimo di libertà e democrazia. [11 ] ” Richiami forti quelli demariani ad un impegno intellettuale coraggioso che pur nell’umiltà dell’approccio, teso ad evitare la tentazione arrogante di una saccenteria intellettuale, inclina deciso alla sfida della ricerca metafisica realistica integrale, opponendosi così alla non meno grave tentazione di una pusillanime rinuncia a priori. Ma quale può essere il criterio per individuare l’ideoprassi vera , il logos nascosto nel libro della storia che completa quello del libro della natura? [12] E’ questo se ricordate il quarto quesito proposto all’inizio. Demaria risponde schiettamente a questo interrogativo: “ Il problema della verità dell’ideologia si pone alla sua radice. Passa dalla prassi all’ideologia; dall’ideologia alla metafisica; e da una metafisica qualsiasi a una metafisica dinamica. Con ciò torna il problema di fondo: qual è la verità? Qual è la metafisica vera? […] la metafisica dinamica falsa è quella che genera un’ideologia ateo-materialista come anima della prassi; e la metafisica dinamica vera è quella che genera una ideologia come anima della prassi, non ateo-materialista […] che equivale all’affermazione dell’assoluto teo-spiritualista [13] ”. Sembra un continuo rimando ma di fatto non è possibile individuare l’assoluto vero della realtà storica, cioè quello teo-spiritualista, senza un’adeguata metafisica che per Demaria non può che essere la metafisica realistico integrale, ogni altra metafisica dinamica invece conduce all’assoluto ateo-materialista anche se a professarla è un credente, e quand’anche una metafisica dinamica non realista volesse escludere l’approdo ateo-materialista si fermerebbe a metà strada o peggio trascinerebbe alla meta che credeva di rinnegare [14] . Dai frutti conoscerete l’albero è l’insegnamento che porta a questa certezza. Ma per quale ragione è proprio quello teo-spiritualista l’assoluto vero della realtà storica? Qui il discorso giunge al suo compimento e trova la sua trattazione piena nel secondo dei tre volumi della trilogia. La constatazione è che la Realtà Storica è un ente vivo la cui forma non può che essere viva, una forma materiale inerte infatti non potrebbe che essere morta e restare morta. Forma viva e anche libera. Le uniche forme con queste caratteristiche sono la forma umana e quella divina, ma la forma umana non può che animare enti dinamici fenomenici e contingenti e non può in alcun modo rendere conto né di sè stessa, né di tutta la realtà creata. L’immediata e spontanea percezione metafisica dell’essere creaturale , a partire dal proprio io, è invece l'esperienza prima che mostra ad ognuno la propria insufficienza ad esistere da sè e rimanda quindi in modo razionale alla necessità dell'esistenza di Dio Creatore [15] ; senza questo fondamento trascendente tutto l’impianto metafisico realistico integrale fin qui presentato, resterebbe privo del necessario Garante [16] . L’unica forma viva perciò capace di dominare tutta la realtà passata, presente e futura sia naturale che storica non può che essere una forma divina; forma divina che per poter dominare la storia rispettandone la libertà deve poter agire anche dal di dentro e perciò essere ad un tempo non solo trascendente ma anche immanente, da cui l’approdo metafisico all’assoluto teo-spiritualista [17] . Ciò comporta in prima battuta per la forma sociale vera i tre presupposti negativi della non subordinazione dello spirito alla materia, della non separazione dello spirito dalla materia e della non separazione della natura dalla soprannatura [18] e in seconda battuta i suoi presupposti positivi e cioè la sua universalità, necessità, assolutezza e attualità [19] . Ho delineato in estrema sintesi il percorso filosofico demariano cui appartengono conseguenze pratiche impressionanti, la più importante delle quali è questa: senza adeguato strumento metafisico è impossibile mobilitare nella storia l’ideoprassi vera, non è cioè possibile la costruzione di una convivenza umana veramente funzionale. La metafisica assume così il suo valore concreto postulato nell’ultimo dei quesiti che ho posto all’inizio di questo lavoro. La prima, concreta e vitale esigenza è per questo motivo la formazione permanente di metafisici realistico integrali capaci di indirizzare la costruzione della società e per ciò è necessario e non più rimandabile una cattedra universitaria specifica di metafisica realistico integrale e a cascata di ideoprassiologia. Per questa via anche politica ed economia troverebbero il loro metodo e gli operatori economici, a partire dagli imprenditori, guide sempre più adeguate. La piramide dei bisogni materiali, relazionali e spirituali soprannaturali individuata anche dai più acuti economisti [20] , riceverebbe una solida pezza d’appoggio metafisica con il giusto indirizzo per evitare perniciose deviazioni verso false sirene progressiste o di contro verso ristagni statici economicamente insostenibili e impotenti a resistere al costruirsi dinamico della storia. La cultura della vita (statica e dinamica), della famiglia stabile, degli autentici valori umani, del rapporto oggettivo con le altre religioni, della libertà a servizio del bene, della persona come cellula viva attiva del corpo sociale, dell’autentica convivenza umana pacifica a livello universale avrebbero non solo diritto di esistenza sul piano culturale ma anche un concreto efficace rilancio. [1] T. Demaria, 2° Vol.,Metafisica della Realtà Storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 188. [2] T. Demaria, Metafisica e Metodo, da raccolta articoli rivista Nuove Prospettive. [3] S. Fontana, La sapienza dei medievali, Fede&Cultura, Verona 2018, p. 134 [4] T. Demaria, La Società Alternativa, Ed. Il Segno, Verona 1982, p. 15 [5] T. Demaria, La società Alternativa, ed. Il Segno, Verona 1982, p.19 [6] T. Demaria, Cristianesimo e realtà sociale, Ed. Villa Sorriso di Maria, Varese, 1959, p.47: “cosa è l’idelogia: è la visione dinamica, sintetica e concreta della vita e del mondo che si traduce nella teoria della pratica e nella pratica della teoria!” [7] G. Reale, Guida alla lettura della metafisica di Aristotele, Laterza Bari, 2004, p. 33 [8] T. Demaria, 1° Vol. Ontologia realistico-dinamica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 165 [9] T. Demaria, 5° Vol. Sintesi Sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 12 [10] T. Demaria, 5° Vol, Sintesi Sociale Cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 407. [11] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 232 [12] T. Demaria, Sinossi 1984, dispensa convegno Roma, 1984, p.10 [13] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 234 [14] Ivi, p. 235 [15] T. Demaria, 2° Vol, Metafisica della realtà storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 200- G. Zamboni, La persona umana, Vita e Pensiero, Milano 1983, p. 485 e 487. [16] T: Demaria, La società alternative, ed. Il Segno, Verona,1982, p. 18 [17] Ivi, p. 226 [18] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 272 [19] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 278 [20] Si veda relazione del prof. Zamagni in https://www.nuovacostruttivita.it/quali-scienze-sociali-per-il-cambiamento-depoca in occasione del convegno online di Nuova Costruttività, il 20 ottobre 2022: Quali scienze sociali per il cambiamento d’epoca.
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