Parlare della famiglia, dopo il XIII Congresso mondiale delle famiglie, di Verona

fr R. Lufrani • apr 10, 2019

Pope Francis visits families of typhoon Yolanda victims in one of the areas in Palo, Leyte Saturday, January 17, 2015. (Photo by Benhur Arcayan/Malacanang Photo Bureau)

Dal 29 al 31 marzo 2019, si è tenuto a Verona il XIII Congresso mondiale delle famiglie, caratterizzato da molte polemiche.

Un congresso controverso per molti aspetti e purtroppo spesso politicizzato in un senso o nell’altro.

Partendo dall’interessante articolo di Luca Cipriani “Qual è la società tale è la famiglia” , pubblicato sul sito di Nuova Costruttività,  vi sottopongo qualche riflessione sul modo di interagire con chi non la pensa come noi, non solo i non credenti anti-cattolici, ma anche i cattolici che non hanno avuto la grazia di studiare Demaria e che sono confusi e manipolati!  

Medioevo: buono o cattivo? Dipende!

Una delle ricorrenti accuse mosse a certi fautori del ritorno alla famiglia “tradizionale” o “naturale”, è quella di essere dei medievali, accusa che, in certi casi, è stata scherzosamente accolta non come un’offesa, come nelle intenzioni degli uni, e trasformata in una sorta di faceto orgoglio medievale.

Siccome le parole non sono mai neutre, sono come pietre con cui costruiamo la casa comune o lapidiamo il prossimo, è forse il caso di riflettere: cosa veicolano queste invettive accolte come fossero un motivo di cui pregiarsi?

Se nei miei corsi di Teologia Morale alla LUMSA, attraverso San Tommaso d’Aquino cerco di far scoprire ai miei studenti che il medioevo non fu quel periodo oscuro che la storiografia illuminista continua a tramandare fino ai giorni nostri, però mi guardo bene dal presentare il medioevo come un modello a cui ispirarsi, perché il medioevo, come le epoche che hanno preceduto la nostra, non sono un esempio di civiltà veramente cristiana!

Come afferma Demaria, possiamo dire che la società statico-sacrale fosse cristiana solo in quanto ispirata da valori cristiani, ma la religione, se fondava i valori e la conoscenza, era soprattutto un regolatore sociale del tutto analogo a quello di altre religioni, svolgendo egregiamente la sua funzione provvidenziale nella società statico-sacrale, funzione che nel mondo dinamico-secolare non ha più senso, perché il paradigma oggi è conoscenza > valori & tradizione > religione!

Anzi, è fuorviante proporre l’epoca medievale come un esempio di società cristiana, o anche solo accogliere le critiche di medievalismo, perché in questo modo si conferma l’identificazione errata tra civiltà cristiana e civiltà medievale.

Quando ci apostrofano di “medioevali” come un’offesa, tacciandoci di retrogradi e oscurantisti, ci fanno un grande favore, perché ci ricordano che quel tipo di società oggi non ha senso. Lo fanno per motivi sbagliati, ma loro non possono saperlo! Noi sì!

Dobbiamo riconoscere che la veemenza nei nostri confronti da parte dei detrattori del ritorno al passato deriva da un malinteso! Pensano, e purtroppo a volte a ragione, che i cattolici vogliano ritornare alla società del medioevo, cosa aberrante per loro, ma che dovrebbe essere aberrante anche per noi!

Come mai non ci troviamo d’accordo su questo punto? Credo che il grosso della responsabilità di questo malinteso sia nostro, perché loro non hanno gli strumenti filosofici dinontorganici per capirlo, noi sì!

Non abbiamo nemmeno cominciato, mi pare, a implementare l’ideoprassi cristiana, perché possano vedere quello che vogliamo far loro scoprire!

Siamo ai primi passi, e dobbiamo fare molta attenzione a non farli falsi! Il Separatore, sa bene come farci cadere nella sua trappola preferita: la separazione!

Mettiamoci nei panni dei nostri interlocutori … è la condizione necessaria per ogni atto di carità e senza la carità, dice san Paolo siamo cembali sonanti … fra l’altro i primi beneficiari saremo noi!

 

La famiglia “naturale” = cristiana!

La percezione negativa della famiglia “naturale” che hanno i nostri interlocutori è fondata! Hanno ragione e fanno bene a ricordarcelo!  La famiglia “naturale” dell’epoca statico-sacrale di sopravvivenza di massa (non solo medievale), a parte la chiusura alle coppie omosessuali, era in realtà poco “naturale”, che per noi significa poco “cristiana”!

Qualche esempio: non ci si sposava per amore, nella grande maggioranza dei casi; il matrimonio era presentato in primo luogo come remedium concupiscentiae ; donne e bambini non avevano altra scelta che sottostare al potere quasi assoluto del padre – il patriarcato, il dominio dell’uomo sulla donna, essendo una conseguenza del peccato originale (cf. Genesi 3, 16)-; disabili e malati mentali venivano trattati in maniera vergognosa; non potevano essere incoraggiati i talenti che il Signore distribuisce al Corpo Mistico, perché la società era statica; ecc …

In poche parole, il matrimonio, così come tutta la morale statica, era giustamente concentrata sull’evitare l’inferno; non poteva fare altro per la massa che cercava principalmente di sopravvivere, stabilendo ciò che è lecito, ma non proponendo la costruttività della morale dinamica (cf. Demaria, vol, 5, 417-22), che dobbiamo ancora sviluppare in sintesi con la morale statica.

A questa sintesi ci stiamo lavorando e soprattutto ci sta lavorando Cristo-forma, tanto che possiamo costatare come, per molti versi, la società sia più cristiana oggi (sarebbe utile fare una sinossi sistematica società statico-sacrale e dinamico-secolare per farlo vedere più chiaramente), e così anche la famiglia.

L’amore …

Un punto è a mio avviso centrale: nell’epoca di sopravvivenza di massa statico-sacrale l’amore non era il fondamento del matrimonio, quindi della famiglia, perché la coppia è la famiglia, che può crescere con la benedizione dei figli, ma che è già famiglia, cellula fondamentale della Chiesa e della società!

La confusione che impera nelle nostre società è frutto della incomprensione del passaggio dalla società statico-sacrale di sopravvivenza di massa alla società dinamico-secolare del benessere di massa, non di malizia o cattiva volontà dei non credenti o dei credenti confusi.

Il relativismo, poi compie il suo ferale compito anche tra i cattolici che, invece di seguire il Papa implementando gli splendidi testi magisteriali che man mano vengono promulgati, a volte si scelgono il Papa o il cardinale che più assomiglia all’idea di Chiesa che si sono costruiti a loro immagine e somiglianza!

Il fatto che oggi l’amore stia diventando progressivamente il fondamento dell’unione tra due persone, anche se si fa ancora confusione tra innamoramento, passione e amore vero, è un passo verso la pienezza ecclesiale e sociale del vero matrimonio, che è il matrimonio sacramentale cristiano tra un uomo e una donna, coppia che costituisce sia il Corpo Mistico che la società.

Certamente, non avendo gli strumenti interpretativi giusti, i nostri contemporanei credono che il principio dell’amore come fondamento dell’unione matrimoniale valga anche per le coppie omosessuali, che si amano; spesso portano esempi edificanti di tali coppie che vivono facendo del bene senza scandalizzare nessuno, mentre stigmatizzano giustamente le ipocrisie e le contraddizioni di tanti cattolici che sostengono il matrimonio “tradizionale”.

Come fare a mostrare loro cosa sia veramente il matrimonio fondato sul vero amore cristiano e perché sia solo possibile fra un uomo e una donna?

Predicare la famiglia!

A mio modesto parere, la predicazione, l’apostolato e l’insegnamento del Papa (oggi quello di Francesco, ieri quello di Benedetto ecc..) sono l’esempio da seguire!

L’incipit dell’esortazione postsinodale Amoris Laetitia ci dà il “la”:

La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa». Come risposta a questa aspirazione «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia».

Il resto dell’esortazione lo conoscete … è sempre da rileggere, comunque, prima di parlare di famiglia, credo!

Il portainnesto c’è finalmente!

Questo è il Kairos della famiglia!!! È il Kairos del Cristianesimo che finalmente trova una base sociale dinamica e può finalmente dare la forma alla società!

Il Cristo non ha mai smesso di essere il Re dell’Universo, e anzi agisce sempre di più e con sempre più persone, visto che la popolazione aumenta, e sta operando attraverso l’unificazione spazio-temporale del mondo prodotta dall’industrializzazione.

Nel breve saggio “Rivoluzione industriale e cristianesimo”, Demaria chiarisce bene come il mondo dinamico sia il migliore “portainnesto” per il cristianesimo.

Piuttosto che stigmatizzare le strutture anti-cristiane ateo-materialiste, che sono perfettamente coerenti con l’ideoprassi che le genera e che quindi non sono percepite come anomale da chi ha quella ideoprassi come unico riferimento, credo che sia più convincente per i nostri contemporanei far vedere loro come il cristianesimo – non la religione statico-sacrale dei neconservatori o dei retrotopi, ma la vera fede cattolica – corrisponda alla verità che sperimentano nella loro vita.

Nell’ Amoris Laetitia , non ci si concentra ossessivamente su unioni omosessuali e teoria gender, non perché i padri sinodali ne minimizzino la gravità, anzi, ma perché è portando al mondo la verità della famiglia cristiana e, aggiungiamo noi, implementando l’ideoprassi cristiana, che per attrazione, e non proselitismo, ricorda il Papa, porteremo gli altri in primo luogo a orientarsi in questa confusione relativista che non risparmia nemmeno la maggior parte dei cattolici, e poi capire finalmente lo splendore della verità cristiana, riconoscendola nella loro vita.

Peraltro, non sono le coppie omosessuali o le teorie gender che distruggono la famiglia “naturale”!

L’ideoprassi ateo-materialista capitalista ed individualista distrugge la famiglia, perché tende ineluttabilmente alla riduzione della persona nell’individuo! Questo dobbiamo ricordarcelo sempre e farlo conoscere a tutti!

Accusare omosessuali e teorici gender di attaccare la famiglia per distruggerla, non solo è falso, perché loro seguono solo l’ideoprassi liberal-capitalista, ma causa due altri danni gravissimi: attacca le persone ingiustamente, fomentando la separazione (con conseguente esultanza del Separatore!) e, ancora più grave, ci fa dimenticare qual è la vera causa della tragedia in corso, che è poi quello che i Signori dell’ideoprassi ateo-materialista individual-capitalista vogliono farci fare!!!

Sia i liberal alla Soros che i Neoconservatori americani, che vogliono usare la religione per fini politici, manipolano le coscienze, da un lato quelle di chi è attratto dal libertinismo e dall’altro di chi è attratto dal conservatorismo! Fomentano ad arte questo polverone mediatico sulla famiglia mentre entrambi operano indirettamente alla sua distruzione.

Un buon pastore e un nocchiero: il Romano Pontefice

Da buon pastore, il Papa cerca di proteggere il suo gregge anche da questa trappola, quando dice che “questa economia uccide”! E i grandi sacerdoti di Mammona, con i miliardi di dollari a loro disposizione, montano le questioni della famosa nota dell’ Amoris Laetita , attaccano con veemenza il Papa, aizzano gli uni contro gli altri nelle piazze, sui social … mentre Mammona festeggia e s’ingrassa!

Il nostro Pastore, il Papa, continuando il percorso cominciato con il Concilio Vaticano II, sta aiutando anche i fratelli islamici a fare il percorso con noi. Il documento di Abu Dhabi è una pietra miliare in questo senso, e la visita in Marocco del Papa, sulle orme di San Giovanni Paolo II, è un altro passo verso la fraternità universale che è la nostra amata Chiesa a promuovere!

Superasceti quaresimali!

Per concludere, credo che noi in particolar modo abbiamo una grande responsabilità che è aggravata dal fatto che i tempi corrono sempre più velocemente! Non c’è tempo da perdere e nemmeno spazio per distrazioni, tantomeno per cadute relativiste!

Seguiamo la guida che il Signore ci ha dato, compatti, senza indulgere in nessuna nostra debolezza ideologico-politica, legati all’albero maestro della navicella che è la Chiesa, senza cedere alle sirene di nessun genere, senza paura e soprattutto ripieni dell’Amore di Dio che è l’amore del prossimo, incondizionato!

Fr. Riccardo Lufrani op

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Autore: Redazione 25 apr, 2024
Il filosofo o lo studioso che si occupa di realismo integrale diviene di necessità anche un apostolo, perché l’impegno con l’essere della realtà storica lo rende persuaso della necessità della cultura-conoscenza come via necessaria all’azione politico-sociale [1] . E’ con questo spirito che mi accingo da filosofo non accademico a ripercorrere, con gli adeguati riferimenti bibliografici, i contenuti della relazione che ho tenuto un po’ a braccio il 21 marzo 2024 alla Pontificia Università Salesiana in occasione del convegno “ Tommaso Demaria: uno sguardo organico-dinamico sulla storia e sulla società .” L’essere della realtà storica appena accennato ci introduce al tema essenzialmente nuovo inaugurato da don Tommaso Demaria, essenzialmente diciamo ma non fenomenicamente poiché da questo punto di vista l’intuizione di molti ricercatori, per quanto non ancora riflessa a sufficienza, ha condotto molti a rendersi conto che il mondo in cui viviamo appare come una realtà globale, unitaria, interconnessa e in grado perciò di muoversi secondo logiche proprie e inesorabili che sfuggono perfino al controllo dei singoli potenti di turno. Discipline come la sociologia, la psicologia, le scienze dell’organizzazione ma anche la stessa economia rilevano da anni il fenomeno, tuttavia ancora manca alla cultura dominante una visione completa capace di dar conto di tutti gli aspetti in campo: materiali, relazionali, spirituali e metafisici. Lo scopo di questo discorso è quindi quello di stimolare una coscienza intorno all’essere della realtà, perché prima di agire occorre pensare e prima di pensare occorre essere, rendersi conto di essere e di vivere accanto ad altri esseri, perché l’essere precede l’agire non solo personale ma anche comunitario. Il percorso si articola in cinque passaggi che sono invero cinque domande: Di quale essere stiamo trattando? Una società ateo-materialista è in grado di prosperare o almeno sopravvivere? Cosa sono il pensiero unico, i grandi resets e il nuovo ordine mondiale di cui tanto si sente parlare? La ideologie sono tutte negative come tali oppure si deve tener conto del loro contenuto di verità? Possiamo indicare delle vie concrete? Sembra la prima una domanda fuori tempo massimo: a chi può mai interessare oggi un discorso sull’essere o sulla vita? La società liquida con i suoi deliri ha fatto evaporare ogni punto di riferimento stabile, ogni riscontro oggettivo: tutto cambia, tutto muta, tutto scorre, al più si può dire che tutto l’essere è il divenire stesso. Eppure la nebbia di una cultura nichilista pervasiva e invadente come quella moderna (per non dire modernista) non riesce a sopire completamente l’esigenza di essere, di senso e di significato che si scopre ancora incardinata nel cuore di ogni uomo. L’esperienza quotidiana carica di problemi enormi e di enormi opportunità ci catapulta nostro malgrado in un fluire di vicende storiche che non riusciamo a dominare e nemmeno a capire ma che in qualche modo contribuiamo a generare; il mondo va avanti anche con il nostro spesso inconsapevole sostegno e con logiche proprie; le leve del comando sono impersonali, occulte, segrete eppure reali, assegnate in modo oscuro ma lucido a guide concrete ma provvisorie e solo funzionali al perpetrarsi di un mondo che in fondo non vogliamo: la guerra torna a bussare inaspettata alla nostra porta. In questa profonda esigenza di essere, legata ad un perenne senso di malessere per un mondo che non capiamo, assume di nuovo un valore epocale tutta la riflessione di Demaria sulla Realtà Storica, tornando così potente, attuale e anzi necessaria. Quella che un tempo fu l’intuizione di un geniale metafisico oggi è esperienza concreta di molti uomini: la realtà storica appare davvero come un essere capace di vivere a agire a titolo proprio. La portata di questa intuizione comporta la richiesta teoretica di un’adeguata giustificazione: non ci può bastare il solo dato fenomenico anche se ormai di per sé evidente. Giustificazione che però non è possibile affrontare qui, ci basti per ora solo rilevare che alla griglia degli esseri oggetto della metafisica tradizionale e cioè l’uomo, la natura e Dio vi si aggiunge appunto anche l’essere della realtà storica che diventa tale, secondo il salesiano, a partire dalla rivoluzione industriale, imponendosi per di più come organismo dinamico vivo e perciò capace di vivere a agire a titolo proprio. [2] Sono affermazioni importanti che suscitano curiosità ma anche timori: se la realtà storica vive agisce a titolo proprio dove va a finire la libertà umana? La libertà, proprietà inalienabile della natura umana, è un bene prezioso e un dono esclusivo che ogni uomo e anche ogni società hanno ricevuto per scegliere cosa fare di sé stessi. Essa è talmente necessaria che la realtà storica come tale la esige a livello essenziale anche se purtroppo a livello esistenziale può accadere ed accade di fatto che la storia, animata da logiche contrarie al suo vero dover essere ontologico, finisca per negarla, reprimerla o falsarla, assoggettandola a scelte mortifere anziché vitali. Così avviene che se la realtà storica assume logiche contrarie alla sua vera natura e ciò avviene proprio in ragione della libertà umana, anche la comprensione di tutti gli altri esseri ne risulta influenzata e perfino deformata: la persona diventa fluida oppure un ingranaggio, la natura sfruttata o divinizzata, il Dio Creatore rifiutato o umanizzato, con enormi conseguenze sul piano dell’agire collettivo. Comprendere il vero dover essere della realtà storica diventa perciò imperativo decisivo proprio per poter orientare alla convivenza libera e funzionale la vita di miliardi di persone. Il negare questa prospettiva ci espone nostro malgrado ad un agire inconsulto e senza prospettiva e a lasciarci dominare dalla logica bruta di una materia orfana della forma vera, materia che per surrogazione finisce per alienare sé stessa nel ruolo di forma in una prassi senza senso perché in fondo senza retta dottrina, come direbbero i metafisici realisti di un tempo. Per questa via gli stessi cristiani e gli uomini di volontà buona [3] (cioè volontà orientata al bene) vanno a servire inconsapevoli la costruzione della società fondata sul materialismo che, secondo il salesiano, è l’anticamera dell’ateismo prima ontologico e poi religioso [4] . A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in fondo questo non è necessariamente un male, in fin dei conti anche le società ateo-materialiste, che sono quelle ormai realmente esistenti, possono funzionare se non bene almeno in modo accettabile. L’evidenza storica ci palesa tuttavia senza sconti che non è così e con questa affermazione iniziamo a rispondere alla seconda domanda. Gli “organismi mostro” incarnati dai sistemi capitalisti e comunisti e dai loro discendenti modernisti, fondati sull’assoluto ateo-materialista e così denominati da Demaria nel suo lungimirante testo La società alternativa [5] , stanno manifestando di nuovo oggi la rinnovata ferocia delle loro false premesse. In qualche modo essi vivono sempre a scapito di qualcos’altro: la natura, i poveri, la libertà, Dio stesso. E se queste società potessero anche risolvere (ma non possono!) gran parte dei problemi materiali che ci affliggono, resterebbe strutturalmente irrisolto il senso dell’esistere umano che fatalmente, rinchiuso nell’alveo della materia bruta, si tradurrebbe in un dramma suicida invece che in un’epica maestosa. E’ in questo clima illusorio che oggi si discute molto di pensiero unico, di grande reset, di nuovo ordine mondiale . Intanto mi viene da chiedere, perché cancellare tutto? Forse perché siamo talmente pieni di debito economico a livello mondiale che solo la sua cancellazione, con l’aiuto magari della guerra, può permettere di ripartire? E un’ipotesi che mi pare folle ma anche brutalmente realistica. Il martellamento mediatico proveniente da sponde spesso opposte ci dice altresì che non c’è una sola idea di “reset”, né una sola proposta di “pensiero unico”. Ce ne sono varie e in concorrenza tra loro, che si accusano a vicenda di complottismo, di seduzione, di violenza: capitalismo green, socialismo arcobaleno, socialismo capitalista, imperialismo misticheggiante (se non direttamente ateo-materialista almeno con un errato rapporto spirito/materia). Sono tante le prospettive di “Unico Ordine Mondiale” che si propongono come salvifiche. Ma tutto questo non è una novità , ciò che è cambiato sono solo le etichette, i nomi, le parole, ma la realtà che sottendono è sempre la medesima, quelle esplicitata dal nostro Demaria. L’esigenza di un nuovo ordine mondiale e di pensiero unico non sono che la riedizione aggiornata di quella pletora di ideologie, pseudoideologie e paraideologie che dalla rivoluzione industriale in poi cercano di dare un ordine al caos di una prassi diventata dinamica. Esse si scontrano, si fondono, si camuffano in un susseguirsi di morti e rinascite fino ad arrivare all’esito forse finale, denunciato da Benedetto XVI dell’ideologia del relativismo, che tutte le nega ma solo in fondo per affermare sé stessa, la più dogmatica. Ecco che quelle moderne, afferma Demaria, non sono più solo lotte fra popoli o nazioni ma lotte fra ideologie o meglio lotte fra ideoprassi. E in questa lotta reale per prevalere l’una sull’altra manifestano anche il loro tratto comune che le identifica e le inchioda: sono tutte prassi ontologicamente ateo-materialiste! Le uniche, ed è la storia a dirlo, che sono state in grado di portare l’umanità fin sull’orlo dell’auto-distruzione attraverso soprattutto la possibilità, oggi tornata concreta, della terza guerra mondiale nucleare. Eppure non si può fare a meno di una ideologia, cioè di una visione organica, integrale e coerente della vita umana che sappia coordinare l’agire di miliardi di persone; l’alternativa ad una qualche forma di ordine, ad una sorta prassi razionalizzata non è che la prassi selvaggia e il caos [6] . E’ stato questo l’intento della vita di Karl Marx ma anche dello stesso Adam Smith e di altri studiosi: scoprire la logica interna della storia. E cosa hanno concluso? Che la storia è materia che diviene o natura che evolve e che il cuore di questo divenire è l’economia la quale così è stata assunta non solo come base materiale della società ma anche come sua principale base spirituale. Analisi insufficiente, colma di pregiudizi, guidata da strumenti metafisici inadeguati, per cui è stato subordinato o separato lo spirito dalla materia e strutturalmente negata la soprannatura a favore della sola natura: direttamente attraverso la persecuzione violenta diretta o indirettamente attraverso la seduzione e l’occupazione di spazi e tempi. Secondo il nostro salesiano, il loro errore come quello di molti che li hanno seguiti e riaggiornati è stato proprio quello di aver posto come base spirituale della società una base che è solo materiale, l’economia appunto e di aver completamente o anche solo parzialmente ignorato il valore ontologico degli enti naturali a partire dall’uomo. Di qui l’ambizioso proposito del sacerdote piemontese di scoprire il vero logos nascosto all’interno della realtà storica. E’ questo un passaggio decisivo da comprendere profondamente: l’approdo al vero Assoluto della storia riconosciuta come realtà non è la composizione ordinata di un insieme di valori etici scelti in modo arbitrario, né il risultato di una rivelazione religiosa e nemmeno l’applicazione di una qualche dottrina costruita a priori a tavolino, è invece l’esito di una indagine metafisica rigorosa, coerente e completa che a partire dal dato di esperienza storico ci porta per esplicitazione, cioè attraverso una sorta di mostrazione [7] aristotelica, a scoprire il dover essere ontologico della realtà storica, dover essere che Demaria chiama tecnicamente essenza archetipa [8] . Questa ricerca del vero logos comporta inevitabilmente il confronto con la verità, la sua comprensione e la sua accettazione con tutti i rischi che questo comporta: la verità è più grande, nessuno possiede la verità, la verità bisogna servirla etc… Tutte espressioni che “i prudenti” giustamente manifestano per sottolineare la portata del problema ma che non lo risolvono anzi talvolta lo acuiscono cedendo spesso anche senza disputa alle “verità” sostenute da altri. A tal proposito Demaria infatti scrive: “ non si tratta né di una contrapposizione manichea, né di un accaparramento trionfalistico della verità. La verità bisogna servirla, ma per servirla bisogna conoscerla e riconoscerla […] non c’è insulto peggiore alla verità che rinnegarla o misconoscerla, col pretesto antitrionfalistico, di chi vi contrappone il proprio io con il sofisma dell’eterna ricerca ” [9] . Prosegue il Nostro: “ Oggi si preferisce il fare al pensare. Più che alla verità, che con falsa umiltà si proclama di «non possedere», si crede all'attività, ad un qualsiasi attivismo, riassorbito nell'attività personale con un totale rifiuto della sua rifusione razionale e cristiana nella prassi, anche se poi la presunta attività personale viene abbandonata alla deriva di tutte le prassi [10 ] .” E ancora: “ il discorso sulla verità oggi è impopolare. Si prova una certa nausea esistenzialista e pseudodemocratica nei suoi confronti. Si ha l’impressione o la convinzione che la verità sia diventata sinonimo di dittatura intellettuale, mentre l’errore sarebbe sinonimo di libertà e democrazia. [11 ] ” Richiami forti quelli demariani ad un impegno intellettuale coraggioso che pur nell’umiltà dell’approccio, teso ad evitare la tentazione arrogante di una saccenteria intellettuale, inclina deciso alla sfida della ricerca metafisica realistica integrale, opponendosi così alla non meno grave tentazione di una pusillanime rinuncia a priori. Ma quale può essere il criterio per individuare l’ideoprassi vera , il logos nascosto nel libro della storia che completa quello del libro della natura? [12] E’ questo se ricordate il quarto quesito proposto all’inizio. Demaria risponde schiettamente a questo interrogativo: “ Il problema della verità dell’ideologia si pone alla sua radice. Passa dalla prassi all’ideologia; dall’ideologia alla metafisica; e da una metafisica qualsiasi a una metafisica dinamica. Con ciò torna il problema di fondo: qual è la verità? Qual è la metafisica vera? […] la metafisica dinamica falsa è quella che genera un’ideologia ateo-materialista come anima della prassi; e la metafisica dinamica vera è quella che genera una ideologia come anima della prassi, non ateo-materialista […] che equivale all’affermazione dell’assoluto teo-spiritualista [13] ”. Sembra un continuo rimando ma di fatto non è possibile individuare l’assoluto vero della realtà storica, cioè quello teo-spiritualista, senza un’adeguata metafisica che per Demaria non può che essere la metafisica realistico integrale, ogni altra metafisica dinamica invece conduce all’assoluto ateo-materialista anche se a professarla è un credente, e quand’anche una metafisica dinamica non realista volesse escludere l’approdo ateo-materialista si fermerebbe a metà strada o peggio trascinerebbe alla meta che credeva di rinnegare [14] . Dai frutti conoscerete l’albero è l’insegnamento che porta a questa certezza. Ma per quale ragione è proprio quello teo-spiritualista l’assoluto vero della realtà storica? Qui il discorso giunge al suo compimento e trova la sua trattazione piena nel secondo dei tre volumi della trilogia. La constatazione è che la Realtà Storica è un ente vivo la cui forma non può che essere viva, una forma materiale inerte infatti non potrebbe che essere morta e restare morta. Forma viva e anche libera. Le uniche forme con queste caratteristiche sono la forma umana e quella divina, ma la forma umana non può che animare enti dinamici fenomenici e contingenti e non può in alcun modo rendere conto né di sè stessa, né di tutta la realtà creata. L’immediata e spontanea percezione metafisica dell’essere creaturale , a partire dal proprio io, è invece l'esperienza prima che mostra ad ognuno la propria insufficienza ad esistere da sè e rimanda quindi in modo razionale alla necessità dell'esistenza di Dio Creatore [15] ; senza questo fondamento trascendente tutto l’impianto metafisico realistico integrale fin qui presentato, resterebbe privo del necessario Garante [16] . L’unica forma viva perciò capace di dominare tutta la realtà passata, presente e futura sia naturale che storica non può che essere una forma divina; forma divina che per poter dominare la storia rispettandone la libertà deve poter agire anche dal di dentro e perciò essere ad un tempo non solo trascendente ma anche immanente, da cui l’approdo metafisico all’assoluto teo-spiritualista [17] . Ciò comporta in prima battuta per la forma sociale vera i tre presupposti negativi della non subordinazione dello spirito alla materia, della non separazione dello spirito dalla materia e della non separazione della natura dalla soprannatura [18] e in seconda battuta i suoi presupposti positivi e cioè la sua universalità, necessità, assolutezza e attualità [19] . Ho delineato in estrema sintesi il percorso filosofico demariano cui appartengono conseguenze pratiche impressionanti, la più importante delle quali è questa: senza adeguato strumento metafisico è impossibile mobilitare nella storia l’ideoprassi vera, non è cioè possibile la costruzione di una convivenza umana veramente funzionale. La metafisica assume così il suo valore concreto postulato nell’ultimo dei quesiti che ho posto all’inizio di questo lavoro. La prima, concreta e vitale esigenza è per questo motivo la formazione permanente di metafisici realistico integrali capaci di indirizzare la costruzione della società e per ciò è necessario e non più rimandabile una cattedra universitaria specifica di metafisica realistico integrale e a cascata di ideoprassiologia. Per questa via anche politica ed economia troverebbero il loro metodo e gli operatori economici, a partire dagli imprenditori, guide sempre più adeguate. La piramide dei bisogni materiali, relazionali e spirituali soprannaturali individuata anche dai più acuti economisti [20] , riceverebbe una solida pezza d’appoggio metafisica con il giusto indirizzo per evitare perniciose deviazioni verso false sirene progressiste o di contro verso ristagni statici economicamente insostenibili e impotenti a resistere al costruirsi dinamico della storia. La cultura della vita (statica e dinamica), della famiglia stabile, degli autentici valori umani, del rapporto oggettivo con le altre religioni, della libertà a servizio del bene, della persona come cellula viva attiva del corpo sociale, dell’autentica convivenza umana pacifica a livello universale avrebbero non solo diritto di esistenza sul piano culturale ma anche un concreto efficace rilancio. [1] T. Demaria, 2° Vol.,Metafisica della Realtà Storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 188. [2] T. Demaria, Metafisica e Metodo, da raccolta articoli rivista Nuove Prospettive. [3] S. Fontana, La sapienza dei medievali, Fede&Cultura, Verona 2018, p. 134 [4] T. Demaria, La Società Alternativa, Ed. Il Segno, Verona 1982, p. 15 [5] T. Demaria, La società Alternativa, ed. Il Segno, Verona 1982, p.19 [6] T. Demaria, Cristianesimo e realtà sociale, Ed. Villa Sorriso di Maria, Varese, 1959, p.47: “cosa è l’idelogia: è la visione dinamica, sintetica e concreta della vita e del mondo che si traduce nella teoria della pratica e nella pratica della teoria!” [7] G. Reale, Guida alla lettura della metafisica di Aristotele, Laterza Bari, 2004, p. 33 [8] T. Demaria, 1° Vol. Ontologia realistico-dinamica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 165 [9] T. Demaria, 5° Vol. Sintesi Sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 12 [10] T. Demaria, 5° Vol, Sintesi Sociale Cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 407. [11] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 232 [12] T. Demaria, Sinossi 1984, dispensa convegno Roma, 1984, p.10 [13] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 234 [14] Ivi, p. 235 [15] T. Demaria, 2° Vol, Metafisica della realtà storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 200- G. Zamboni, La persona umana, Vita e Pensiero, Milano 1983, p. 485 e 487. [16] T: Demaria, La società alternative, ed. Il Segno, Verona,1982, p. 18 [17] Ivi, p. 226 [18] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 272 [19] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 278 [20] Si veda relazione del prof. Zamagni in https://www.nuovacostruttivita.it/quali-scienze-sociali-per-il-cambiamento-depoca in occasione del convegno online di Nuova Costruttività, il 20 ottobre 2022: Quali scienze sociali per il cambiamento d’epoca.
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