Moneta,il motore del Mercato, dibattito

Redazione • dic 14, 2011
Signoraggio delle banche? Colpa di singoli o di econ0omisti! Un problema di meccanismo, verso  la Dynontorganic Society . Dynontorganic Society, ma con controllo pubblico sulle Banche Centrali.

GLi interventi continuano nei commenti

Dynontorganic Society, ma con controllo pubblico.

Cari amici,
sono molto contento di questo dibattito. Il video perciò aiuta a porre un problema ma non contiene in sè la soluzione, ci mostra solo che  un fatto tecnico come il denaro ci rende prigionieri di un meccanismo diabolico di cui la maggior parte delle persone non ha consapevolezza e dei pochi consapevoli quasi nessuno sa come reagire. Di fatto il video mostra come l’umanità sia preda di una realtà economica animata da un proprio principio vitale. Ciò che non si sottolinea a sufficienza però è che nemmeno i gruppi di potere sono in grado ormai di governare questo sistema e che gli stessi piccoli risparmiatori  finiscono per alimentare incosapevolmente il medesimo sistema .
Condivido pienamente le considerazioni di Roberto che centrano la natura del problema, rispondendo all’ultima  domanda del mio primo intervento e “cioè che cosa dà valore alle cose ?”
Finchè una mina antiuomo e una culla per bambino avranno lo stesso valore non andremo molto lontano non tutto infatti può essere considerato ricchezza a prescindere ! Questo è un punto che con mio grande stupore non si è mai sentito in tutti questi giorni. In questo senso è necessaria la prospettiva che noi chiamiamo dinontorganica (altri usano altri nomi, ma poco importa ) al di fuori della quale ogni altro intervento serve a niente.
Gli economisti devono perciò ripensare la moneta su base “dinontorganica” , in altre parole basare il valore la moneta su relazioni oggettivamente funzionali alla convivenza umana .

Riepilogo qualche passaggio metafisico:
Nel mondo statico sacrale il valore della moneta si fondava su un valore statico : l’oro ! Nel mondo dinamico di oggiAggiungi un appuntamento per oggi non può funzionare.
Nel mondo dinamico-secolare si è passati a dare valore alla moneta in funzione della relazione di scambio, cioè ciò che conta è lo scambio( la relazione) a prescindere da ciò che si scambia. In fin dei conti il valore è dato dal continuo divenire ( dal continuo scambio) . Questa è una prospettiva metafisica di tipo diveniristico ( Hegeliana ma anche nichilista) sganciata da ogni oggettività tranne quella dell’equilibrio.
La via d’uscita è una prospettiva di valore del denaro fondata certamente sullo scambio  ma non fine a sè stesso come al punto 2 ma finalizzato alla oggettiva  convivenza umana funzionale (Bene Comune); ha valore cioè solo ciò che costruisce la Convivenza Umana Funzionale.
Resta anche il problema della natura della Banca d’Italia ( come tutte le altre banche centrali)  che  di fatto è privata , è chiaro che una gestione statale risponderebbe al Parlamento e in qualche modo ai cittadini e quindi alla società, sarebbe perciò più sensibile alla transizione nel momento in cui la consapevolezza di questi punti divenisse più diffusa nella società.
Consapevoli di ciò tutte le persone di buona volontà devono favorire questa transizione.

Non facciamoci illusioni dalla crisi non si uscirà se non affrontando grandi cambiamenti di paradigma .
Chi tra noi svolge oggiAggiungi un appuntamento per oggi mansioni di responsabilità politica, imprenditoriale e culturale si dia da fare sollevando in tutte le sedi queste tematiche .

Luca

Un problema di meccanismo, verso  la Dynontorganic Society 

 Come fatto già rilevare precedentemente, tutto il  ragionamento  che anima il documentario si basa sull’assunto che l’oro (vedi minuto 2’32”) abbia un qualunque valore in sè e con questo garantisca la moneta, mentre ora la carta-moneta non è garantita da nulla.
Si tratta di un errore logico che inficia tutto il resto del ragionamento perché il valore dell’oro è un valore arbitrario (sale e scende in borsa) in quanto il suo valore è principalmente come mezzo di scambio universalmente riconosciuto.
Quando attorno ai primi anni del 1500 gli spagnoli tornarono con l’oro degli inca pensavano di essere ricchi. E invece non lo erano. Partendo dalla Spagna un sacco di grano costava un doblone, tornando il prezzo dello stesso sacco di grano era salito a due dobloni, perché l’oro (cioè il mezzo di scambio) era aumentato di quantità, ma non avevano fatto altrettanto le merci da scambiare ( il sacco di grano). Si era generata la prima inflazione che la storia ricordi.

Quindi il “documentario” è una bufala, non consideratelo. Può solo essere fonte di riflessione.
 Poiché non è l’oro che, cos’è che da valore alla carta moneta? é il valore delle merci SCAMBIABILI in senso dinontorganico, dinontorganico ossia funzionale alla vita. Sia l’oro che la carta moneta sono mezzi di scambio e quindi solo le merci SCAMBIABILI ne mantengono il valore.

Sottolineo SCAMBIABILI perché il valore di una merce dipende dalla sua possibilità di scambio. Possiamo infatti osservare che poiché ora non c’è più la schiavitù, la persona umana non rientra più nel mercato perché non è scambiabile. Purtroppo non posso più vendere mogli e figlie… e non hanno più valore, almeno ufficialmente tanto che le banche non le possono accettare in pegno metterci su un mutuo…! Ah, bei tempi passati. (per chi non se ne fosse accorto è una battuta)
L’automobile ha un valore ESCLUSIVAMENTE perché dinontorganica,  ossia funzionale ( in modo errato o giusto ora non importa) alla vita dei cittadini che sono disponibili ad acquistarla. Senza tale valore organico dinamico l’automobile cessa di avere un qualsiasi valore, si dice che che va fuori-mercato.
Quindi il valore del mezzo di scambio è dato dalla presenza di un prodotto/servizio dinontorganico da scambiare.

Come si genera il valore REALE della carta moneta? Attraverso la generazione di valori che costruiscono la realtà in modo vitale e vitalmente operante. Il grano lo è, e lo rimane almeno finché la gente non si sfama. Una volta sfamati tutti l’eccedenza di grano non ha più alcun valore e se voglio venderlo, in questo caso, devo trovare un nuovo modo di usarlo: allevare le galline per esempio.
Aumentando la produzione di grano attraverso la produzione di mangimi per le galline la massa monetaria in circolazione non mi basta più, la massa scambiabile di grano erano un miliardo di sacchi che costavano in tutto dieci miliardi di euro. In circolazione c’erano perciò SOLAMENTE 10 miliardi di euro. Ora però ho aumentato ancora la produzione, ho trovato come impiegarla in funzione della vita (allevo galline che mi forniscono la carne), come pago i sacchi eccedenti?
Per mantenere stabile il prezzo di un sacco di grano devo aumentare il numero di euro in circolazione. Prima producevo 1 miliardo di sacchi che costavano 10 euro cadauno, ora ne produco 1,5 miliardi. Per mantenere stabile il prezzo devo emettere nuova moneta! Se non lo faccio il prezzo dei sacchi DIMINUISCE non remunerando più nessuno: il contadino non si può comperare il trattore, la casa, il gasolio, il fertilizzante… ecc.

Quindi la Massa Monetaria in circolazione è NECESSARIAMENTE instabile deve aumentare all’aumentare della ricchezza reale SCAMBIABILE.
Come aumenta oggiAggiungi un appuntamento per oggi la massa monetaria? Il meccanismo attuale è quello della produzione di denaro in funzione della ricchezza , ma non della ricchezza reale SCAMBIABILE.
Vado in banca, chiedo un prestito, la banca si garantisce col grano, …. e alla fine mi trovo con la moneta emessa, inutile ripetere il meccanismo operato dalle banche centrali. Solo che… dovrebbe crescere al ritmo del PIL, 1,5% anno ma non è così, dovrebbero essere presenti sempre più monete cinesi e sempre meno euro, ma non è così,… . All’interno del PIL abbiamo messo di tutto.
Per simulare un ricchezza abbiamo fatto finta che una casa sia un valore SCAMBIABILE in sé ma non lo è.

1.  Se ci sono 1000 cittadini e io produco 2000 case mille di queste non hanno alcun valore, perché NON ci sono cittadini che le vogliono comperare, non hanno valore dinontorganico. Non è ricchezza REALE.

2.  Oltre a non essere ricchezza reale non è neppure SCAMBIABILE. Perché è vero che in Angola c’è una grande richiesta di case, ma queste prodotte negli USA sono assolutamente INUTILI per loro. Le case sono ricchezza solo ed esclusivamente per i cittadini statunitensi che abitano in quella zona e che per vivere producono altra ricchezza SCAMBIABILE. Attraverso la ricchezza scambiabile dinontorganica, che ne so “patate”, produco gli euro necessari alla costruzione di case.

Per far diventare una casa ricchezza scambiabile la abbiamo cartolarizzata, garantita attraverso un mutuo, … ma ad un certo punto è entrata in crisi la produzione di beni SCAMBIABILI e per i motivi sopraddetti tutto è esploso, il nostro presente come il nostro futuro che avevamo usato come garanzia.
La soluzione della crisi e della moneta?
Facile a dirsi, produrre RICCHEZZA REALE SCAMBIABILE (dinontorganica) e misurare il PIL di un paese proprio da quello. Quindi non considerare tutto ricchezza, ma solo i beni con questa valenza.

Il problema oggiAggiungi un appuntamento per oggi è tornare indietro. C’è un’enorme massa monetaria in più, chi la deve distruggere?

Le linee sono due

1.  produciamo altra ricchezza reale (dinontorganica) scambiabile, fino a pareggiare il conto (oggiAggiungi un appuntamento per oggi la chiamano “crescita” e questa si deve realizzare mentre tagliamo tutto ciò che non ha le caratteristiche di cui sopra). Ma come si fa???? I mercati sono in grado di assorbirla? Forse dobbiamo creare mercati in Angola e Mozambico! Il pianeta lo permette? Possiamo arrivare a 14 miliardi di individui tutti con questo tenore di vita?

2.  eliminiamo la moneta-carta-straccia. Ma cosa? I bond in modo che saltino gli stati? I crediti così saltano le banche?Togliamo moneta facendo così aumentare i prezzi?

In ogni caso una sola strada è possibile:

COSTRUIAMO UNA SOCIETà DINONTORGANICA che riduce gli sprechi commerciando solo quello che occorre commerciare e togliendo dal mercato quello che al Mercato non deve appartenere.

Tutto ciò che si può gestire all’interno di una comunità, NON va gestito dal Mercato attraverso Euro. Potenziando la comunità in modo solidale e sussidiario risolveremo il nostro problema perché nel momento in cui diminuiscono gli euro disponibili e non possiamo più accedere attraverso il denaro abbiamo già lo stesso servizio per altra via direttaemnte da parte della comunità.

Dynontorganic quality.

Roberto  Colpa di singoli o di economisti!

Ieri sera ho visto il video proposto: molto interessante.

Spero di far cosa utile a condividere alcune considerazioni che mi sono venute:

1-distinguerei tra denaro e meccanismo di controllo/produzione dello stesso. Il denaro, nella mia prospettiva, presenta molti vantaggi (volendo riferirmi alla mail del dott Mele non è inquinabile come l’acqua, non risente delle condizioni di salute come il “tempo lavoro” e non è pesante da movimentare come l’oro…) Assolve quindi ad una funzione ben precisa con una (discreta) efficacia. Il tema della sua convertibilità diretta in materia preziosa ho il sospetto che sia più complesso di come possa essere stato trattato nel video che mescolava la politica monetaria con quella del debito. Una sovra produzione monetaria porta certamente all’inflazione ma non ne è l’unica causa. Inoltre anche le “crisi del sistema” secondo alcune teorie possono avere nature anche non finanziario monetarie (ad esempio tecnologiche). Il meccanismo ed i soggetti che, invece, decidono quanto denaro e come farlo circolare sono gli aspetti che meriterebbero maggiore attenzione.

2-ovvietà nascoste. Una interpretazione “emotiva” del video vorrei condividerla con voi. Mi riferisco al “tono” della voce narrante ed all’impiego di alcune immagini forti che un po’ mi hanno infastidito. Immaginiamo la situazione dello stato italiano. Una nazione come la nostra che, per varie ragioni, si è indebitata per un ammontare pari alla somma della ricchezza prodotta da tutti in un anno ha un problema strutturale che non credo sia insito nei meccanismi monetari (non solo almeno). Qualsiasi buon padre di famiglia prima di indebitare in modo insostenibile il proprio nucleo familiare (credo) dovrebbe effettuare analisi prudenziali approfondite. Se la nostra politica non ha ritenuto di porre freno a questo indebitamento (forse) ha agito in modo avventato. Se, assumiamo questo come presupposto potrei azzardare come conclusione che qualsiasi strumento di regolazione quantitativa degli scambi se dato in mano a un operatore “economico” non accorto porta ad una situazione di default. Anche in un mondo in cui la moneta non esiste più possiamo sempre trovare situazioni in cui singoli o comunità non sono in grado di fare fronte ad impegni presi.

3- Il denaro è in grado di dare una approssimazione quantitativa (ben lontana dall’essere esatta o assoluta) di quanto si stia in avanzo/pareggio/disavanzo con le proprie attività. Anche l’utilizzo del debito inteso come capacità ci concentrare capitali e risorse dove servono, di fornire un ordine di priorità ed anche di fare fronte a situazioni contingenti realmente esistenti non mi pare possa essere criticabile. Operazioni di strozzinaggio, collusione, ecc. possono essere messe in atto con qualsiasi meccanismo anche non monetario. Alcuni stati del terzo mondo si sono indebitati per comprare armi o per arricchire i governi. Questo, non mi sembra corretto attribuirlo (come colpa) al meccanismo del debito e nemmeno alla politica monetaria.

4- altro capitolo a parte poco approfondito per quanto riguarda il video è quello della speculazione. Infatti la riserva bancaria obbligatoria ed il moltiplicatore del debito (collegando la sorte dei risparmiatori con gli anelli successivi ed antecedenti delle catene) vorrebbero come meccanismo prudenziale che non ci fossero operatori che rischiano d’azzardo i risparmi ed il denaro altrui. Questo mette a repentaglio un meccanismo di interdipendenza massiva.

 Sono poche riflessioni che per necessità di tempo e di spazio non sono state eccessivamente approfondite.

Spero comunque possano dare un piccolo contributo a questo interessante dibattito.

Grazie per l’attenzione

Buona serata

Marcello

Bisogna concepire tecniche per scambiare “valore d’ uso” fra gli “enti” in modo semplice ed efficace, togliendo al danaro la possibilità di essere l’ unico “Assoluto” che regoli lo “scambio di valore”.

Oppure bisogna individuare qualcosa che sostituisca la vecchia funzione dell’oro: ad esempio “tempo lavoro”; acqua; energia rinnovabile; …

Sono considerazioni a caldo, ma bisognerebbe discutere molto sull’ argomento. Converrebbe organizzare degli incontri specifici sull’ argomento.

Sino a quando non si riesce a trovare delle tecniche sostitutive e funzionali, non si hanno buoni titoli per criticare il meccanismo attuale.

Ciao Nicola

Signoraggio delle banche?

  Cari amici
  mi pare interessante sottoporvi questo filmato perchè credo tocchi il centro di tanti nostri discorsi : la produzione del denaro.
  A quanto pare la modalità di produzione del denaro è tale che alla fine del ciclo qualcuno resterà senzaltro con il cerino in mano; si tratterebbe insomma di una sorta di povertà strutturale e programmata insita nel meccanismo monetario. La ricchezza di pochi si fonda strutturalmente sulla povertà di molti. Il denaro è il vero Dio della nostra società , non  a parole ma nei fatti concreti
  Non giudico il gruppo che ha prodotto questo filmato che per molti aspetti pare lontano dalla prospettiva cristiana, tuttavia l’analisi che viene fatta pare senza contraddizioni.
  Mi chiedo piuttosto se la lotta alla povertà condotta dai cristiani non si debba arricchire anche di questa consapevolezza.
  Le domande che restano aperte dopo la visione del film mi sembrano queste: se l’oro non è più la garanzia del valore della moneta che cosa può esserlo ? Attualmente è il denaro esistente  che da valore  al nuovo denaro prodotto , ma questa come viene spiegato è una falsa soluzione , e allora che cosa può dar valore al denaro ? E in fin dei conti in che senso le cose hanno un valore ?
  Qualche suggerimento naturalmente lo potrei fornire ma preferisco sentire prima i Vs. commenti  e soprattutto le critiche. Buona visione:

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Autore: Redazione 25 apr, 2024
Il filosofo o lo studioso che si occupa di realismo integrale diviene di necessità anche un apostolo, perché l’impegno con l’essere della realtà storica lo rende persuaso della necessità della cultura-conoscenza come via necessaria all’azione politico-sociale [1] . E’ con questo spirito che mi accingo da filosofo non accademico a ripercorrere, con gli adeguati riferimenti bibliografici, i contenuti della relazione che ho tenuto un po’ a braccio il 21 marzo 2024 alla Pontificia Università Salesiana in occasione del convegno “ Tommaso Demaria: uno sguardo organico-dinamico sulla storia e sulla società .” L’essere della realtà storica appena accennato ci introduce al tema essenzialmente nuovo inaugurato da don Tommaso Demaria, essenzialmente diciamo ma non fenomenicamente poiché da questo punto di vista l’intuizione di molti ricercatori, per quanto non ancora riflessa a sufficienza, ha condotto molti a rendersi conto che il mondo in cui viviamo appare come una realtà globale, unitaria, interconnessa e in grado perciò di muoversi secondo logiche proprie e inesorabili che sfuggono perfino al controllo dei singoli potenti di turno. Discipline come la sociologia, la psicologia, le scienze dell’organizzazione ma anche la stessa economia rilevano da anni il fenomeno, tuttavia ancora manca alla cultura dominante una visione completa capace di dar conto di tutti gli aspetti in campo: materiali, relazionali, spirituali e metafisici. Lo scopo di questo discorso è quindi quello di stimolare una coscienza intorno all’essere della realtà, perché prima di agire occorre pensare e prima di pensare occorre essere, rendersi conto di essere e di vivere accanto ad altri esseri, perché l’essere precede l’agire non solo personale ma anche comunitario. Il percorso si articola in cinque passaggi che sono invero cinque domande: Di quale essere stiamo trattando? Una società ateo-materialista è in grado di prosperare o almeno sopravvivere? Cosa sono il pensiero unico, i grandi resets e il nuovo ordine mondiale di cui tanto si sente parlare? La ideologie sono tutte negative come tali oppure si deve tener conto del loro contenuto di verità? Possiamo indicare delle vie concrete? Sembra la prima una domanda fuori tempo massimo: a chi può mai interessare oggi un discorso sull’essere o sulla vita? La società liquida con i suoi deliri ha fatto evaporare ogni punto di riferimento stabile, ogni riscontro oggettivo: tutto cambia, tutto muta, tutto scorre, al più si può dire che tutto l’essere è il divenire stesso. Eppure la nebbia di una cultura nichilista pervasiva e invadente come quella moderna (per non dire modernista) non riesce a sopire completamente l’esigenza di essere, di senso e di significato che si scopre ancora incardinata nel cuore di ogni uomo. L’esperienza quotidiana carica di problemi enormi e di enormi opportunità ci catapulta nostro malgrado in un fluire di vicende storiche che non riusciamo a dominare e nemmeno a capire ma che in qualche modo contribuiamo a generare; il mondo va avanti anche con il nostro spesso inconsapevole sostegno e con logiche proprie; le leve del comando sono impersonali, occulte, segrete eppure reali, assegnate in modo oscuro ma lucido a guide concrete ma provvisorie e solo funzionali al perpetrarsi di un mondo che in fondo non vogliamo: la guerra torna a bussare inaspettata alla nostra porta. In questa profonda esigenza di essere, legata ad un perenne senso di malessere per un mondo che non capiamo, assume di nuovo un valore epocale tutta la riflessione di Demaria sulla Realtà Storica, tornando così potente, attuale e anzi necessaria. Quella che un tempo fu l’intuizione di un geniale metafisico oggi è esperienza concreta di molti uomini: la realtà storica appare davvero come un essere capace di vivere a agire a titolo proprio. La portata di questa intuizione comporta la richiesta teoretica di un’adeguata giustificazione: non ci può bastare il solo dato fenomenico anche se ormai di per sé evidente. Giustificazione che però non è possibile affrontare qui, ci basti per ora solo rilevare che alla griglia degli esseri oggetto della metafisica tradizionale e cioè l’uomo, la natura e Dio vi si aggiunge appunto anche l’essere della realtà storica che diventa tale, secondo il salesiano, a partire dalla rivoluzione industriale, imponendosi per di più come organismo dinamico vivo e perciò capace di vivere a agire a titolo proprio. [2] Sono affermazioni importanti che suscitano curiosità ma anche timori: se la realtà storica vive agisce a titolo proprio dove va a finire la libertà umana? La libertà, proprietà inalienabile della natura umana, è un bene prezioso e un dono esclusivo che ogni uomo e anche ogni società hanno ricevuto per scegliere cosa fare di sé stessi. Essa è talmente necessaria che la realtà storica come tale la esige a livello essenziale anche se purtroppo a livello esistenziale può accadere ed accade di fatto che la storia, animata da logiche contrarie al suo vero dover essere ontologico, finisca per negarla, reprimerla o falsarla, assoggettandola a scelte mortifere anziché vitali. Così avviene che se la realtà storica assume logiche contrarie alla sua vera natura e ciò avviene proprio in ragione della libertà umana, anche la comprensione di tutti gli altri esseri ne risulta influenzata e perfino deformata: la persona diventa fluida oppure un ingranaggio, la natura sfruttata o divinizzata, il Dio Creatore rifiutato o umanizzato, con enormi conseguenze sul piano dell’agire collettivo. Comprendere il vero dover essere della realtà storica diventa perciò imperativo decisivo proprio per poter orientare alla convivenza libera e funzionale la vita di miliardi di persone. Il negare questa prospettiva ci espone nostro malgrado ad un agire inconsulto e senza prospettiva e a lasciarci dominare dalla logica bruta di una materia orfana della forma vera, materia che per surrogazione finisce per alienare sé stessa nel ruolo di forma in una prassi senza senso perché in fondo senza retta dottrina, come direbbero i metafisici realisti di un tempo. Per questa via gli stessi cristiani e gli uomini di volontà buona [3] (cioè volontà orientata al bene) vanno a servire inconsapevoli la costruzione della società fondata sul materialismo che, secondo il salesiano, è l’anticamera dell’ateismo prima ontologico e poi religioso [4] . A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che in fondo questo non è necessariamente un male, in fin dei conti anche le società ateo-materialiste, che sono quelle ormai realmente esistenti, possono funzionare se non bene almeno in modo accettabile. L’evidenza storica ci palesa tuttavia senza sconti che non è così e con questa affermazione iniziamo a rispondere alla seconda domanda. Gli “organismi mostro” incarnati dai sistemi capitalisti e comunisti e dai loro discendenti modernisti, fondati sull’assoluto ateo-materialista e così denominati da Demaria nel suo lungimirante testo La società alternativa [5] , stanno manifestando di nuovo oggi la rinnovata ferocia delle loro false premesse. In qualche modo essi vivono sempre a scapito di qualcos’altro: la natura, i poveri, la libertà, Dio stesso. E se queste società potessero anche risolvere (ma non possono!) gran parte dei problemi materiali che ci affliggono, resterebbe strutturalmente irrisolto il senso dell’esistere umano che fatalmente, rinchiuso nell’alveo della materia bruta, si tradurrebbe in un dramma suicida invece che in un’epica maestosa. E’ in questo clima illusorio che oggi si discute molto di pensiero unico, di grande reset, di nuovo ordine mondiale . Intanto mi viene da chiedere, perché cancellare tutto? Forse perché siamo talmente pieni di debito economico a livello mondiale che solo la sua cancellazione, con l’aiuto magari della guerra, può permettere di ripartire? E un’ipotesi che mi pare folle ma anche brutalmente realistica. Il martellamento mediatico proveniente da sponde spesso opposte ci dice altresì che non c’è una sola idea di “reset”, né una sola proposta di “pensiero unico”. Ce ne sono varie e in concorrenza tra loro, che si accusano a vicenda di complottismo, di seduzione, di violenza: capitalismo green, socialismo arcobaleno, socialismo capitalista, imperialismo misticheggiante (se non direttamente ateo-materialista almeno con un errato rapporto spirito/materia). Sono tante le prospettive di “Unico Ordine Mondiale” che si propongono come salvifiche. Ma tutto questo non è una novità , ciò che è cambiato sono solo le etichette, i nomi, le parole, ma la realtà che sottendono è sempre la medesima, quelle esplicitata dal nostro Demaria. L’esigenza di un nuovo ordine mondiale e di pensiero unico non sono che la riedizione aggiornata di quella pletora di ideologie, pseudoideologie e paraideologie che dalla rivoluzione industriale in poi cercano di dare un ordine al caos di una prassi diventata dinamica. Esse si scontrano, si fondono, si camuffano in un susseguirsi di morti e rinascite fino ad arrivare all’esito forse finale, denunciato da Benedetto XVI dell’ideologia del relativismo, che tutte le nega ma solo in fondo per affermare sé stessa, la più dogmatica. Ecco che quelle moderne, afferma Demaria, non sono più solo lotte fra popoli o nazioni ma lotte fra ideologie o meglio lotte fra ideoprassi. E in questa lotta reale per prevalere l’una sull’altra manifestano anche il loro tratto comune che le identifica e le inchioda: sono tutte prassi ontologicamente ateo-materialiste! Le uniche, ed è la storia a dirlo, che sono state in grado di portare l’umanità fin sull’orlo dell’auto-distruzione attraverso soprattutto la possibilità, oggi tornata concreta, della terza guerra mondiale nucleare. Eppure non si può fare a meno di una ideologia, cioè di una visione organica, integrale e coerente della vita umana che sappia coordinare l’agire di miliardi di persone; l’alternativa ad una qualche forma di ordine, ad una sorta prassi razionalizzata non è che la prassi selvaggia e il caos [6] . E’ stato questo l’intento della vita di Karl Marx ma anche dello stesso Adam Smith e di altri studiosi: scoprire la logica interna della storia. E cosa hanno concluso? Che la storia è materia che diviene o natura che evolve e che il cuore di questo divenire è l’economia la quale così è stata assunta non solo come base materiale della società ma anche come sua principale base spirituale. Analisi insufficiente, colma di pregiudizi, guidata da strumenti metafisici inadeguati, per cui è stato subordinato o separato lo spirito dalla materia e strutturalmente negata la soprannatura a favore della sola natura: direttamente attraverso la persecuzione violenta diretta o indirettamente attraverso la seduzione e l’occupazione di spazi e tempi. Secondo il nostro salesiano, il loro errore come quello di molti che li hanno seguiti e riaggiornati è stato proprio quello di aver posto come base spirituale della società una base che è solo materiale, l’economia appunto e di aver completamente o anche solo parzialmente ignorato il valore ontologico degli enti naturali a partire dall’uomo. Di qui l’ambizioso proposito del sacerdote piemontese di scoprire il vero logos nascosto all’interno della realtà storica. E’ questo un passaggio decisivo da comprendere profondamente: l’approdo al vero Assoluto della storia riconosciuta come realtà non è la composizione ordinata di un insieme di valori etici scelti in modo arbitrario, né il risultato di una rivelazione religiosa e nemmeno l’applicazione di una qualche dottrina costruita a priori a tavolino, è invece l’esito di una indagine metafisica rigorosa, coerente e completa che a partire dal dato di esperienza storico ci porta per esplicitazione, cioè attraverso una sorta di mostrazione [7] aristotelica, a scoprire il dover essere ontologico della realtà storica, dover essere che Demaria chiama tecnicamente essenza archetipa [8] . Questa ricerca del vero logos comporta inevitabilmente il confronto con la verità, la sua comprensione e la sua accettazione con tutti i rischi che questo comporta: la verità è più grande, nessuno possiede la verità, la verità bisogna servirla etc… Tutte espressioni che “i prudenti” giustamente manifestano per sottolineare la portata del problema ma che non lo risolvono anzi talvolta lo acuiscono cedendo spesso anche senza disputa alle “verità” sostenute da altri. A tal proposito Demaria infatti scrive: “ non si tratta né di una contrapposizione manichea, né di un accaparramento trionfalistico della verità. La verità bisogna servirla, ma per servirla bisogna conoscerla e riconoscerla […] non c’è insulto peggiore alla verità che rinnegarla o misconoscerla, col pretesto antitrionfalistico, di chi vi contrappone il proprio io con il sofisma dell’eterna ricerca ” [9] . Prosegue il Nostro: “ Oggi si preferisce il fare al pensare. Più che alla verità, che con falsa umiltà si proclama di «non possedere», si crede all'attività, ad un qualsiasi attivismo, riassorbito nell'attività personale con un totale rifiuto della sua rifusione razionale e cristiana nella prassi, anche se poi la presunta attività personale viene abbandonata alla deriva di tutte le prassi [10 ] .” E ancora: “ il discorso sulla verità oggi è impopolare. Si prova una certa nausea esistenzialista e pseudodemocratica nei suoi confronti. Si ha l’impressione o la convinzione che la verità sia diventata sinonimo di dittatura intellettuale, mentre l’errore sarebbe sinonimo di libertà e democrazia. [11 ] ” Richiami forti quelli demariani ad un impegno intellettuale coraggioso che pur nell’umiltà dell’approccio, teso ad evitare la tentazione arrogante di una saccenteria intellettuale, inclina deciso alla sfida della ricerca metafisica realistica integrale, opponendosi così alla non meno grave tentazione di una pusillanime rinuncia a priori. Ma quale può essere il criterio per individuare l’ideoprassi vera , il logos nascosto nel libro della storia che completa quello del libro della natura? [12] E’ questo se ricordate il quarto quesito proposto all’inizio. Demaria risponde schiettamente a questo interrogativo: “ Il problema della verità dell’ideologia si pone alla sua radice. Passa dalla prassi all’ideologia; dall’ideologia alla metafisica; e da una metafisica qualsiasi a una metafisica dinamica. Con ciò torna il problema di fondo: qual è la verità? Qual è la metafisica vera? […] la metafisica dinamica falsa è quella che genera un’ideologia ateo-materialista come anima della prassi; e la metafisica dinamica vera è quella che genera una ideologia come anima della prassi, non ateo-materialista […] che equivale all’affermazione dell’assoluto teo-spiritualista [13] ”. Sembra un continuo rimando ma di fatto non è possibile individuare l’assoluto vero della realtà storica, cioè quello teo-spiritualista, senza un’adeguata metafisica che per Demaria non può che essere la metafisica realistico integrale, ogni altra metafisica dinamica invece conduce all’assoluto ateo-materialista anche se a professarla è un credente, e quand’anche una metafisica dinamica non realista volesse escludere l’approdo ateo-materialista si fermerebbe a metà strada o peggio trascinerebbe alla meta che credeva di rinnegare [14] . Dai frutti conoscerete l’albero è l’insegnamento che porta a questa certezza. Ma per quale ragione è proprio quello teo-spiritualista l’assoluto vero della realtà storica? Qui il discorso giunge al suo compimento e trova la sua trattazione piena nel secondo dei tre volumi della trilogia. La constatazione è che la Realtà Storica è un ente vivo la cui forma non può che essere viva, una forma materiale inerte infatti non potrebbe che essere morta e restare morta. Forma viva e anche libera. Le uniche forme con queste caratteristiche sono la forma umana e quella divina, ma la forma umana non può che animare enti dinamici fenomenici e contingenti e non può in alcun modo rendere conto né di sè stessa, né di tutta la realtà creata. L’immediata e spontanea percezione metafisica dell’essere creaturale , a partire dal proprio io, è invece l'esperienza prima che mostra ad ognuno la propria insufficienza ad esistere da sè e rimanda quindi in modo razionale alla necessità dell'esistenza di Dio Creatore [15] ; senza questo fondamento trascendente tutto l’impianto metafisico realistico integrale fin qui presentato, resterebbe privo del necessario Garante [16] . L’unica forma viva perciò capace di dominare tutta la realtà passata, presente e futura sia naturale che storica non può che essere una forma divina; forma divina che per poter dominare la storia rispettandone la libertà deve poter agire anche dal di dentro e perciò essere ad un tempo non solo trascendente ma anche immanente, da cui l’approdo metafisico all’assoluto teo-spiritualista [17] . Ciò comporta in prima battuta per la forma sociale vera i tre presupposti negativi della non subordinazione dello spirito alla materia, della non separazione dello spirito dalla materia e della non separazione della natura dalla soprannatura [18] e in seconda battuta i suoi presupposti positivi e cioè la sua universalità, necessità, assolutezza e attualità [19] . Ho delineato in estrema sintesi il percorso filosofico demariano cui appartengono conseguenze pratiche impressionanti, la più importante delle quali è questa: senza adeguato strumento metafisico è impossibile mobilitare nella storia l’ideoprassi vera, non è cioè possibile la costruzione di una convivenza umana veramente funzionale. La metafisica assume così il suo valore concreto postulato nell’ultimo dei quesiti che ho posto all’inizio di questo lavoro. La prima, concreta e vitale esigenza è per questo motivo la formazione permanente di metafisici realistico integrali capaci di indirizzare la costruzione della società e per ciò è necessario e non più rimandabile una cattedra universitaria specifica di metafisica realistico integrale e a cascata di ideoprassiologia. Per questa via anche politica ed economia troverebbero il loro metodo e gli operatori economici, a partire dagli imprenditori, guide sempre più adeguate. La piramide dei bisogni materiali, relazionali e spirituali soprannaturali individuata anche dai più acuti economisti [20] , riceverebbe una solida pezza d’appoggio metafisica con il giusto indirizzo per evitare perniciose deviazioni verso false sirene progressiste o di contro verso ristagni statici economicamente insostenibili e impotenti a resistere al costruirsi dinamico della storia. La cultura della vita (statica e dinamica), della famiglia stabile, degli autentici valori umani, del rapporto oggettivo con le altre religioni, della libertà a servizio del bene, della persona come cellula viva attiva del corpo sociale, dell’autentica convivenza umana pacifica a livello universale avrebbero non solo diritto di esistenza sul piano culturale ma anche un concreto efficace rilancio. [1] T. Demaria, 2° Vol.,Metafisica della Realtà Storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 188. [2] T. Demaria, Metafisica e Metodo, da raccolta articoli rivista Nuove Prospettive. [3] S. Fontana, La sapienza dei medievali, Fede&Cultura, Verona 2018, p. 134 [4] T. Demaria, La Società Alternativa, Ed. Il Segno, Verona 1982, p. 15 [5] T. Demaria, La società Alternativa, ed. Il Segno, Verona 1982, p.19 [6] T. Demaria, Cristianesimo e realtà sociale, Ed. Villa Sorriso di Maria, Varese, 1959, p.47: “cosa è l’idelogia: è la visione dinamica, sintetica e concreta della vita e del mondo che si traduce nella teoria della pratica e nella pratica della teoria!” [7] G. Reale, Guida alla lettura della metafisica di Aristotele, Laterza Bari, 2004, p. 33 [8] T. Demaria, 1° Vol. Ontologia realistico-dinamica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 165 [9] T. Demaria, 5° Vol. Sintesi Sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 12 [10] T. Demaria, 5° Vol, Sintesi Sociale Cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 407. [11] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 232 [12] T. Demaria, Sinossi 1984, dispensa convegno Roma, 1984, p.10 [13] T.Demaria, 4° vol. L’ideologia cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 234 [14] Ivi, p. 235 [15] T. Demaria, 2° Vol, Metafisica della realtà storica, Ed. Costruire, Bologna 1975, p. 200- G. Zamboni, La persona umana, Vita e Pensiero, Milano 1983, p. 485 e 487. [16] T: Demaria, La società alternative, ed. Il Segno, Verona,1982, p. 18 [17] Ivi, p. 226 [18] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 272 [19] T.Demaria, 5° vol. Sintesi sociale cristiana, Ed. Costruire, Bologna 1975. p. 278 [20] Si veda relazione del prof. Zamagni in https://www.nuovacostruttivita.it/quali-scienze-sociali-per-il-cambiamento-depoca in occasione del convegno online di Nuova Costruttività, il 20 ottobre 2022: Quali scienze sociali per il cambiamento d’epoca.
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