Il Sole 24 ore, 07 settembre 2012:
Le due vittorie di Draghi – Le mosse annunciate ieri dalla Bce
guidata da Mario Draghi mettono a segno due vittorie: una finanziaria e una politica. Quest’ultima potrebbe fare la differenza per il futuro dell’eurozona. Il consenso trasversale raggiunto da Draghi è stato “costruito” negli ultimi mesi: risultato senza precedenti nella storia recente dell’integrazione europea. Ieri, il consiglio della Bce ha ribadito l’irreversibilità dell’euro, ha spazzato dal tavolo l’ipotesi di una moneta unica “a due velocità”.
Se mai ci fosse stato un dubbio, la crisi europea affrontata conferma fondamenti
evidenti ed universali a tutti coloro che hanno “occhi della mente”. Poiché il nostro punto di vista è strettamente metafisico realista integrale, e la parola metafisica richiama immediatamente la parola sapienza che la anima, di questa tratteremo.
Noi europei sappiamo di trovarci all’interno di un “test” di straordinaria importanza, il passaggio tra sapienze costruttive di tipo capitaliste e quelle di tipo dinontorganico. (cfr. Demaria, la Società alternativa, ultima pagina). Quello che oggi ci preme è mostrare la natura di tale passaggio.
Cosa ci evidenzia questa soluzione della crisi EURO dal punto di vista della sapienza
che regola la futura costruzione
dell’europa.
- costruzione sociale e costruzione economica sono assolutamente indivise ed indivisibili
. Quindi la sapienza sociale si costruisce esclusivamente
assieme alla sapienza economica, in una parola si tratta di un problema ideoprassico [l]. Risulta impossibile anche per la BCE superare la crisi senza modificare l’intero sistema costruttivo della Europeo, tanto dei paesi che prestano denaro, tanto di quelli che lo ricevono. Da una parte i debitori dovranno modificare la sapienza ( ossia la logica costruttiva) che li ha portati a sguazzare nel debito, dall’altra i “prestatori” la loro modalità di relazione con gli altri.
- L’indivisibilità tra politica sociale e politica economica viene definita anche con il termine di solidarietà ontologica
. La solidarietà è ontologica perché va oltre il desiderio della nazione [2], è presente nella realtà dei fatti. Ci sono paesi, e non solo la Germania che già ha versato almeno 400-1000 miliardi di euro per salvare la situazione, paesi che proprio non vorrebbero aiutare quelli in difficoltà. Non vorrebbero, ma sono costretti dalla presenza un ente che li supera che definiamo per ora “presenza dell’euro”: il principio nazionalista è in crisi. La decisione di mantenere l’euro (decisione inevitabile) comporta di conseguenza quella di essere solidali tra paesi. Ma in che modo?
- L’unione Europea sta avvenendo come unione sociale ( ossia come unione del sistema di strutture). La solidarietà ontologica è una solidarietà tra strutture
, [3]che non presuppone affatto, e lo vediamo, una solidarietà tra popoli o persone
- La politica è figlia della rivoluzione industriale
[4], o se vogliamo dell’economia politica «La politica monetaria europea appare frammentata in molte aree e gli squilibri ai quali si assiste in molti Paesi sono legate a un’errata applicazione delle politiche». Ora ciascun paese dovrà cambiare la propria politica in direzione dell’euro stabile, il principio di sovranità nazionalista è in crisi sostituito dal concetto di nazione in senso etnico culturale[5].
- Questa vicenda mostra come esigenza
quella di un’a utorità centrale che guidi l’economia e la finanza
, come rilevato dalla tanto contestata Nota Pastorale del segretariato giustizia e pace ciò non è possibile, ogni paese è preda dello sciacallaggio dei singoli privati cittadini
La crisi economica purtroppo non è finita perché sposta in casa eurozona quello che è un problema dei singoli paesi ma il primo passo per risolverla può essere solo quello di riconoscere le cause. Occorre lasciare definitivamente il modello della cultura laica
“sempre legata al mito dello Stato nazionale da una parte, e dall’altra alla logica dell’economia capitalista, che, al più, porta con sé la spinta ad una politica economica «multinazionale», configurando stranamente la stessa Comunità Economica Europea come una specie di multinazionale economica a sfondo politico, senza una praticabile via d uscita.”
La comunità Economica Europea, da tradursi in Comunità Economico-politica Europea, di cui il Parlamento Europeo, se non il prodromo, è per lo meno il simbolo, pone sul tappeto non solo problemi economici, politici, sociali, di ordine tecnico, ma problemi di natura ben più profonda. Si tratta per di più di una problematica inedita, che non ha precedenti storici. La ragione della novità e anche della profondità, che invalida qualsiasi analogia col passato, sta nel fatto che l’Unione Europea pone un grosso problema economico-politico-sociale di natura «ideoprassica». Tommaso Demaria,
3. Il problema dell’Unione Europea. La società alternativa, X SOCIETÀ DINONTORGANICA COMUNITARISTA, 13. Il problema dell’Unione Europea.Anno 1982
Per quanto riguarda la «nazione», l’ideoprassi conduce a uno sdoppiamento del suo significato: nazione in senso «etnico-culturale», e nazione come «principio politico nazionalista» posto a fondamento e giustificazione dello Stato nazionale. È questo secondo significato, che pure ha imposto il suo «diktat» a due secoli di storia politica europea, che viene ideoprassicamente superato (e quindi rifiutato).
3. Il problema dell’Unione Europea. La società alternativa, X SOCIETÀ DINONTORGANICA COMUNITARISTA, 15. Unione Europea, ideoprassi, Stati nazionali..Anno 1982
È su questa distinzione reale tra popolo e società
– popolo come «insieme di persone», e società come «sistema di strutture» in senso «ideoprassico dinontorganico» , che si apre la strada verso l’eurocomunitarismo dinontorganico, l’unico che possa condurre ad una autentica Unione Europea.
Per la realizzazione di tale Unione, sono infatti necessarie tre cose:
- il superamento degli Stati nazionali, col
- superamento della nazione come principio politico, reso possibile dalla distinzione reale tra popolo e società;
- l’autonomia dei popoli europei come entità etnico-culturali, al di fuori ormai di qualsiasi velleità politico-nazionalista; la realizzazione di un sistema di strutture societarie unico, che per esser tale nel pieno rispetto etnico-culturale dei popoli, dovrà essere necessariamente un sistema di strutture societarie di natura «dinontorganica comunitarista».
[4]È il caso di dire che la rivoluzione industriale, la quale sta alla base dell’economia e della politica moderna, costringe queste ultime a riconoscersi come semplice materia seconda della realtà storica e sociale, creando in esse il bisogno di venire attuate da una forma suprema, e spingendole quasi di forza alla soglia di tale attuazione. V SINTESI SOCIALE CRISTIANA, Capo XXIV ECONOMIA E POLITICA COME MATERIA SECONDA, 11 – La fase ideologica.
Resta il significato etnico-culturale di nazione, che diventa risolutivo per l’Unione Europea, sia quanto al superamento del «principio» degli Stati nazionali, senza il quale superamento essa si risolve in una contraddizione in termini; sia quanto alla soluzione dei problemi che nell’ambito europeo si connettono appunto alla nazione come entità «etnico-culturale».(omissis…)
Limitiamoci, in proposito, a questi soli rilievi: il senso etnico-culturale di nazione richiama in modo particolarissimo due entità, d’altronde connesse tra loro: il «popolo», e la «cultura» come cultura-valori, cultura-civiltà, di cui il popolo è portatore e, per quanto concerne i valori culturali e civili di matrice etico-religiosa, addirittura il luogo di rinascenza e di sopravvivenza, nel contesto dell’attuale società dinamica secolare.
Il popolo, infatti, preso in se stesso, si sgancia politicamente dal principio nazionalistico, si trova direttamente agganciato alla natura umana come «insieme di persone», è articolabile: antropologicamente e culturalmente nella molteplicità di eventuali minoranze e di culture regionali non più soggiacenti al livellamento (quando non all’elisione) da parte dello Stato nazionale. Torna a prendere respiro, e con esso la stessa persona umana, nella misura che viene a cadere l’abusiva identificazione politica (inevitabile però nella concezione nazionalista), tra popolo e nazione, tra popolo e società, tra popolo e stato, e torna ad imporsi la loro distinzione.
È la distinzione, già da noi richiamata, valida, anche, almeno come distinzione «logica», nell’ambito della vecchia società statico-sacrale: manomessa dallo Stato nazionale, in nome della nazione come principio politico. Ma ripostulata dall’ideoprassi.
È l’ideoprassi, infatti, che torna a postulare, anzi ad imporre, la distinzione fondamentale tra popolo e società, e ad imporla non solo come distinzione logica, ma come distinzione reale, ossia come distinzione tra due entità realmente diverse : purché il confronto tra popolo e società si operi in funzione della
«vera ideoprassi» che è quella dinontorganica, e sul terreno della nuova società dinontorganica secolare.
La società alternativa, X SOCIETÀ DINONTORGANICA COMUNITARISTA, 15. Unione Europea, ideoprassi, Stati nazionali..Anno 1982
«La politica monetaria europea appare frammentata in molte aree e gli squilibri ai quali si assiste in molti Paesi sono legate a un’errata applicazione delle politiche».