“Non sono Comunista” di Massimo Melpignano

Redazione • feb 07, 2015

Newsletter n° 8 – Febbraio 2015

Non sono Comunista ”    di Massimo Melpignano

E così approfitto di un’ora e mezza di volo verso Torino, scendendo a patti con me stesso e con il desiderio di un sano sonno ristoratore, e con nomi che invece spingono i mie pensieri: Giovanni Paolo e Francesco. Metto da parte tutto, la testa scorre veloce, e mi scappa la voglia di esserci, di raccontare queste cose che mi frullano in testa da qualche giorno.

Non sono comunista ha scherzato Papa Francesco qualche tempo fa ricevendo i movimenti popolari per un confronto sull’economia e la globalizzazione.” Non sono comunista ” sembrava gridare qualche anno fa Papa Wojtyla.I due messaggi si confondono dentro di me, complice la lettura della Evangeli Gaudium qualche mese fa, e la grande passione che nutro per il Papa polacco, accentuata da un incontro personale che non potrò mai dimenticare.Rinvigorita da una straordinaria serata di qualche giorno fa, trascorsa con la mia famiglia a guardare a teatro il musical “Non abbiate paura”, che racconta la vita del Papa Santo accompagnandolo con le vite normali dei suoi amici della gioventù polacca e della maturità romana.

Papa Francesco scherza affermando che: “Terra, lavoro tetto sono parole importanti. E’ strano che se parlo per un po’ ecco che dicono, è il Papa che è comunista ”.Papa Wojtyla non poteva scherzare definendosi comunista, avendo conosciuto la ferocia del comunismo dittatoriale nella sua amata Polonia.Entrambi sono figli dei sistemi economici che hanno conosciuto, e che non hanno amato, e che nelle diverse espressioni non coincidenti, nell’est dell’Europa e nel sud dell’America, hanno emarginato i diritti, la dignità, il lavoro, la solidarietà. Papa Francesco lo ripete da tempo:” E’ in corso la terza guerra mondiale, di cui hanno bisogno i sistemi economici per sostenersi “. Papa Wojtyla affermava gli stessi concetti da tempo, nel pieno di una guerra fredda che nessuno comprendeva, se non chi dalla stessa alimentava potere e ricchezze personali e di pochi accoliti, opprimendo popoli, speranze, sogni.

Sono trascorsi alcuni lustri e sembra che i temi siano sempre gli stessi, come se dopo il disastro della seconda guerra mondiale l’umanità avesse manifestato in varie forme l’incapacità di costruire sistemi economici basati sui valori e non sui voleri di pochi prepotenti.

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