Crisi e prospettiva realistico-dinamica di Donato Bagnardi

Redazione • ott 18, 2014

Newsletter n° 5 ottobre 2014

Con questa Newsletter torniamo a proporre i concetti fondamentali del realismo dinamico senza i quali ogni discorso successivo risulta incomprensibile. Donato Bagnardi ci conduce con chiarezza e precisione a discernere le categorie fondamentali del mondo in cui viviamo, senza le quali risulta difficile un’adeguata progettazione sociale del futuro. Questa prospettiva ci illustra quei fondamenti,  in virtù dei quali  si comprende come ogni “nuova struttura” introdotta nella società – p.es: la legge sul divorzio piuttosto che le unioni civili oggi tanto dibattute, ma anche le scelte energetiche o gli investimenti finanziari – abbia ripercussioni oggettive non solo a livello educativo e morale ma anche sul successivo sviluppo di quella società ( valenza missionaria) fino a toccarne i valori fondamentali che la mantengono unita (religiosità). Educatività, moralità, socialità, missionarietà e religiosità(quest’ultima nel senso etimologico di “ciò che tiene legate le cose”) sono aspetti talmente compenetrati che al variare dell’uno si modificano anche tutti gli altri, tuttavia non si possono ben comprendere se prima non è chiaro quel quadro generale che il Bagnardi si accinge ora a spiegare.           

Crisi e prospettiva realistico-dinamica   di Donato Bagnardi

Per comprendere ed affrontare adeguatamente la crisi dei tempi presenti occorre sin d’ora riflettere sul fatto che è principalmente culturale, prima che economico-finanziaria e persino etica. È, cioè, crisi di razionalità in grado di intercettare un’idea di mondo capace di generare una fede laica di impegno sociale e di mobilitazione delle coscienze in direzione della costruzione della “casa comune”.

Giungere ad elaborare una tale idea, dunque, è estremamente urgente. Tenteremo di ricavarla da un’operazione di interrogazione della realtà in prospettiva realistico-dinamica. A tale scopo, il rimando alla riflessione del filosofo e teologo Tommaso Demaria è obbligato. Questi, oltre ad attrezzarci di un’idea nuova di mondo funzionale al superamento della crisi, ci fa individuare le logiche perverse che sinora, disgraziatamente, hanno animato il reale, fino a farci risalire alle origini del loro prodursi.

Lo strumento più adeguato appare, allora, la metafisica. Più precisamente la metafisica realistica. Un tentativo del genere, annota Demaria, è stato compiuto in passato da Aristotele e da San Tommaso. La loro, però, era una metafisica realistica statica che si occupava del mondo della natura, ovvero del generarsi delle cose, del loro crescere e svilupparsi, non certo della Realtà Storica. Oggi abbiamo bisogno di una metafisica realistica dinamica e integrale . Realistica , in quanto deve comunque partire dall’interrogazione della realtà. Dinamica in quanto deve cogliere l’essenza autocostruttiva della Realtà Storica. Integrale , in quanto deve porre la metafisica realistica statica a fondamento di quella dinamica, integrandole per composizione.

Con questo intervento ci focalizzeremo sulla differenza tra le categorie dello statico e del dinamico e sul significato della Rivoluzione industriale, all’origine del manifestarsi della dinamicità storica.

Demaria sviluppa la sua riflessione all’indomani del secondo dopoguerra, allorché sia nella realtà sociale che in quella ecclesiale vede svilupparsi un processo di unificazione, a livello planetario, tramite una “fitta rete di interdipendenze in dimensione cosmica”. Si pone, dunque, il problema di chiarire il significato di questo processo unitivo. Compito della sua filosofia: capire il senso della storia, anzi più precisamente della Realtà Storica.

Demaria stabilisce, infatti, come meglio spiega lo studioso Stefano Fontana (1998), una distinzione tra i due termini: <<Si ha storia in riferimento agli enti naturali : l’uomo, ad esempio, è innanzi tutto “ente naturale”, che dunque, ha una sua natura, una sua essenza; questo ente natura vive e, vivendo, ha una sua storia. Si ha invece una realtà storica quando quest’essere naturale che è l’uomo viene inserito, immesso all’interno di autentiche realtà sovrapersonali : non è lui l’unica realtà esistente che poi, vivendo, ha una sua storia; egli vive dentro a delle realtà che lo accolgono all’interno di sé stesse, e queste realtà sono, appunto, delle “realtà”, ossia sono, in qualche modo, degli enti >>.

In altre parole, quando parliamo di Storia facciamo riferimento al mondo della natura, alle res gestae , che sono fatti legati al tempo passato, fatti ed eventi che galleggiano sulla superficie della Realtà Storica. Quando parliamo di Realtà Storica, invece, intendiamo riportarci a una presenza, a un concreto esistente e universale, che riassume il passato e si proietta nel futuro, a una “realtà umana esistenziale, fatta di passato, di presente e di futuro che si sintetizza in un solo essere: l’essere della realtà storica ”.

Comprendere il sorgere e l’affermarsi di questa Realtà comporta per Demaria il focalizzarsi sulla natura della Rivoluzione industriale che, come si sarà già capito, è il punto di avvio della sua filosofia.

Quella industriale, per Demaria, è la più grande rivoluzione dei tempi, in quanto fa da linea di demarcazione tra due mondi completamente diversi: quello dell’ente statico, proprio della società preindustriale e quello dell’ente dinamico, tipico della società industriale.

Sin da subito Demaria si preoccupa di chiarire i significati di questi due tipi di ente, rimarcando che l’origine della differenza è di ordine metafisico.

L’ente statico, detto anche di primo grado , è il mondo posto dalla natura e da Dio creatore, avente un’essenza statica, finita, compiuta fin dal primo istante della sua esistenza, pur manifestandosi con una complessa fenomenologia di trasformazione nel tempo: la quercia è quercia sia a 1 cm che a 80; il bambino è già uomo completo appena nato come a 90 anni.

Questo ente statico è analitico e astratto . Analitico , in quanto la sua essenza si distingue realmente dall’esistenza, nel senso che limita l’esistenza nello spazio e nel tempo, ponendolo nella sua materialità individuata, come sostanza, identico a sé e diverso da tutti gli altri. Di qui la molteplicità dell’ente statico. Astratto, perchè la sua essenza, in quanto immutabile, è astratta, resa indipendente dalla ricca e concreta realtà esistenziale.

La considerazione dell’essenza di un ente statico, dunque, avviene a prescindere dal processo con cui si esprime e si manifesta nella realtà concreta.

Con la categoria dell’ente statico, Demaria intende fare riferimento alla persona, come sostanza, considerata nella sua individualità, la cui essenza è data dal composto di anima e corpo, un complesso immutabile di doti spirituali e materiali, un patrimonio dato automaticamente dalla natura e garantito da Dio e che ciascun uomo deve solo conservare con il proprio agire etico-sociale, individuale o di gruppo. A questo livello, tutto l’agire della persona, sia a livello interpersonale che nei vari raggruppamenti umani, tende a custodire, a preservare questo nucleo immutabile, originale e originario, offerto per natura, sin dalla nascita.

L’ente dinamico, invece, detto anche di secondo grado , è il mondo della Realtà Storica, avente essenza dinamica che si fa, si costruisce attraverso un continuo divenire attivistico nello spazio e nel tempo.

Qui per spiegare quest’essenza dinamica Demaria ricorre all’esempio della casa in costruzione la cui essenza non è riducibile ai suoi materiali o a un mucchio di materiali, né al nulla, in quanto è portatrice di un progetto in fieri . È semmai propria di un essere che si va realizzando a misura dell’avanzamento dei lavori di costruzione. È, appunto, l’essenza di un essere in costruzione .

Analogamente, la Realtà Storica è simile alla casa in costruzione, con la differenza che mentre la costruttività della casa è limitata nello spazio e nel tempo, in quanto ente dinamico tecnico, quella dell’enorme casa della Realtà Storica si esaurirà alla fine dei tempi, in quanto ente dinamico umano.

La costruttività, infatti, è degli enti dinamici umani. Non si può costruire un fiore o un gatto. In quanto tale, l’ente dinamico sfugge all’esperienza immediata. È ridicolo, afferma Demaria, pretendere di vedere con gli occhi la realtà umana esistenziale, come lo è pretendere di vedere un palazzo finito, quando ancora è in costruzione.

Si tratta, ad ogni modo, di un ente sintetico e concreto . Sintetico , in quanto la sua essenza non è ma si fa, non si distingue dalla sua esistenza ma fa sintesi con questa, è il suo stesso farsi e costruirsi continuo, non limita l’esistenza nello spazio e nel tempo, perchè è con questa in sintesi. Concreto , in quanto, avendo un’essenza mutabile e non limitata nel tempo e nello spazio, è la stessa realtà umana esistenziale nella sua totalità.

Proprio perchè sintetico e concreto, l’ente dinamico è anche universale , uno e unico . Universale , in quanto, non avendo limiti spazio-temporali, è planetario, globale e totalizzante. Uno e unico , in quanto al suo interno non ammette alcuna molteplicità ontologica (la molteplicità è degli enti statici fenomenici), ma è unica realtà costruttiva a raggio mondiale. Più esattamente è EDUC : Ente (essere) Dinamico (da costruirsi di continuo) Universale (cioè globale) e Concreto (inglobante la concretezza della dimensione esistenziale, individuale e collettiva).

Con la categoria dell’ente dinamico Demaria fa riferimento, dunque, alla Realtà Storica, considerata non come sostanza ma come Essere che ha un’essenza mutabile, non garantita automaticamente dalla natura, ma che si costruisce di continuo e problematicamente, cioè grazie all’iniziativa dell’agire collettivo dell’uomo.

Riassumendo: l’ente statico è ente di natura, di primo grado , già bell’e fatto nella sua essenza immutabile, semplicemente da conservare, coglibile con il pensiero analitico e astratto e ontologicamente molteplice; l’ente dinamico è EDUC, ente di Storia, ente di secondo grado , la cui essenza muta, si fa, si costruisce di continuo, coglibile con il pensiero sintetico e concreto e ontologicamente uno ed unico.

In seguito, ci occuperemo della ricerca dei modi di applicazione di queste categorie ai due universi del mondo preindustriale e industriale, per giungere finalmente a definire l’inedita idea demariana di mondo da costruire.

 

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