La visione “demariana” dei trascendentali dinamici (prima parte)

admin • gen 02, 2013

Pensare i trascendentali tra filosofia e scienze umane

Perché occorre affrontare il problema della relazione tra filosofia e scienze umane?

Il motivo lo diamo per scontato e lo  acquisiamo oggi dalla “Caritas in Veritate”

Ruolo della  “Metafisica della relazione” nelle scienze sociali

Un simile pensiero obbliga ad un approfondimento critico e valoriale della categoria della relazione . Si tratta di un impegno che non può essere svolto dalle sole scienze sociali, in quanto richiede l’apporto di saperi come la metafisica e la teologia, per cogliere in maniera illuminata la dignità trascendente dell’uomo. Benedetto XVI,CARITAS IN VERITATE,6.CAPITOLO QUINTO 6.LA COLLABORAZIONE DELLA FAMIGLIA UMANA

a)Tutto l’aspetto concreto della CIV attua attraverso la metafisica e questa necessità  genera una nuova centralità dell’insegnamento della metafisica nelle università, una “nuova” responsabilità  dell’università nei confronto del Mondo e della Chiesa.

Ma nella metafisica cosa si intende per relazione?

La “relazione ontologica” nell’ente dinamico

La metafisica realista si occupa di due tipi di relazione ontologica-costruttiva  tra enti.

a)Le possibilità di  relazione

L’ente mobile infatti comprende sia l’ente statico che l’ente dinamico, poiché tutti e due sono ente mobile, essendo entrambi soggetti alla legge del moto metafisico. Ma l’ente mobile può essere soggetto al moto metafisico

  • solo quoad existentiam , o
  • anche quoad essentiam. Può essere cioè o solo esistenzialmente mobile, o anche essenzialmente mobile. In altre parole, esso si articola in ente mobile ad essenza immutabile (= ente statico) e in ente mobile ad essenza mutabile, sempre nel senso di un suo farsi coerente ed univoco ( = ente dinamico).” I ONTOLOGIA REALISTICO DINAMICA, CAPO I ‘ENTE DINAMICO ED ONTOLOGIA, II.I. 2 – Il posto dell’ente dinamico nel quadro universale dell’ente

b)quali caratteristiche permettono di riconoscere un trascendentale

Torniamo ai tra­scendentali statici, e pensiamo a qualsiasi ente, a tutti gli enti, precisamente in quanto sono enti. Prima di tutto, ci diamo conto che la nozione di ente sta al di sopra di ogni altra nozione. Tutto è ente. L’ente (la nozione, il concetto di ente) sta al di sopra di tutto, ente.  È dunque una nozione trascendente, che per sfuggire all’equivoco di confonderla con l’Essere Trascendente (Dio) si chiama «trascen­dentale». Ecco giustificata e spiegata la parola.

Ma veniamo alla cosa. Qui prevale veramente il senso di im­manente: il trascendentale è ciò che sta dentro all’ente come tale.

Ripensiamo all’ente. Che cosa ci troviamo dentro?… Prima di tutto l’ente, come è ovvio. Poi l’uno. Poi il vero. Poi il buono. Poi il bello. Dentro l’ente come tale, c’è necessariamente l’ente, l’uno, il vero, il buono, il bello. Ed infatti l’ente come ente non può essere che tale.(omissis).

Ecco dunque i cinque trascendentali statici dell’ente. Essi sono le cinque formalità universali, necessarie, supreme, irriducibili, dell’ente, le quali dominano l’ente e dunque sono trascendenti ; ma lo dominano dal di dentro e dunque sono immanenti.

 

Parte Prima: Il Dinamismo essenziale

Per scoprire quali sono i trascendentali dinamici dobbiamo scoprire cosa c’è dentro all’ente come tale. Continuiamo perciò a porci la domanda.

Che cosa c’è dentro il dinamismo?

a)la relazione essenziale nell’ente dinamico, il dinamismo essenziale a fondamento dei trascendentali dinamici

I trascendentali dinamici sono propri di un dinamismo essenziale che cerchiamo di cogliere, in pochi passi anche se in modo approssimativo,  attraverso l’uso di immagini.

Dinamismo  1: L’ente non è creato dal muratore  immediatamente come fa Dio. osservando la  realizzazione essenziale  di una casa-in-costruzione ne cogliamo  l’essenza archetipa come dover essere, essenza concettuale come percezione del dover essere, essenza reale ciò che determina l’ente in quell’istante

 

a)Il piano essenziale nella relazione ontologica

Il piano essenziale è ciò che fa essere l’ente ciò che è, e poiché la casa non esiste ancora nella sua totalità il piano essenziale contiene il  dover essere del dinamismo in questione.

La casa però non è tale esclusivamente per la presenza del  dover essere che possiamo pensare presente fin dalla apposizione del primo mattone, ma è tale per la la possibilità di svolgere le funzioni proprie della casa, ripararsi dalla pioggia per esempio, funzioni che sono proprie all’essenza reale.

La possibilità del dover essere di determinare l’ente reale richiede in questa fase la presenza del dinamismo essenziale che realizza questo passaggio tra essenza archetipa (dover essere) e reale (casa realizzata).

Poiché la casa non si realizza da sola,  la presenza dell’essenza archetipa da sola non basta, occorre che essa si realizzi comunicandosi   effettivamente a chi   la costruisce come essenza reale.  Nell’immagine la comunicazione avviene  in due modi,

  • attraverso l’essenza reale che indica la possibilità di posizionare il mattone ( non si può costruire nell’aria, né dove già è costruito)
  • e attraverso l’essenza archetipa che indica quale posizione è costruttiva dell’essenza reale tra le tante possibili.

I trascendentali devono dimostrare entrambi gli aspetti.

 

Dinamismo 2: Il piano dell’essenza reale muta, realizzandosi in direzione dell’essenza archetipa:questo è il dinamismo essenziale che i trascendentali devono descrivere.

Generalizzando questo esempio della casa-in-costruzione ad ogni tipo di costruzione possiamo affermare che piano essenziale di un ente dinamico contiene, oltre al dover essere, anche il dinamismo necessario a comunicarlo per la propria realizzazione.

Illustrazione 3: Il dinamismo del dover essere non può fare a meno della relazione ontologica con l’attore della sua costruzione

 

 

 

b)Il piano fenomenico  nella relazione

Il piano essenziale comunica ma non costruisce la casa, occorre che “qualcuno” la costruisca. Questo qualcuno soggetto “sempre diverso” che genera l’azione di costruire costituisce il piano fenomenico dell’ente dinamico.  Per realizzare il dinamismo dell’ente questo “qualcuno” non può fare a meno di esistere, e quindi questo “qualcuno” non meglio specificato è una parte integrante dell’essenza stessa che si realizza.

É questa necessità  universale di “altro da me” (il mio dinamismo + qualcuno) che porta la “relazione” ad essere  elemento essenziale .

La metafisica realistico integrale è per necessità proprio  per questo “ metafisica della relazione ”.

 

c)Il piano operativo nella relazione

Il piano essenziale contiene il dover essere che accompagna l’essenza reale, il piano esistenziale e caratteristiche del dinamismo essenziale, il piano fenomenico il/i soggetto che effettua la costruzione ed  infine il piano operativo è il piano dell’agire costruttivo concreto. Il piano operativo è il piano in cui l’agire del soggetto fenomenico ( il muratore nel nostro caso) va effettivamente a costruire l’essenza reale (posiziona il mattone),  realizzando in questo modo nello stesso tempo   la sua funzione ( muratore)  e insieme l’essenza archetipa (ossia la casa)  .

Il dinamismo essenziale (casa) ha bisogno  che l’agire del soggetto (muratore) sia finalizzato alla propria costruzione. L’” agire finalizzato ” è quindi parte del dinamismo essenziale, l’” agire finalizzato ” diviene  così prassi . Prassi ossia agire dell’ente perché, infatti,  nello stesso momento è azione del soggetto ma è anche divenienza della casa, ossia azione finalizzata alla realizzazione dell’essenza archetipa.

I trascendentali dinamici  che per loro natura  mostrano le qualità dell’ente dinamico dovranno mostrare anche  questi ulteriori tre aspetti: la presenza del soggetto che genera l’azione, l’azione generata, la costruttività dell’azione generata.

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